Verso nord, secondo romanzo di Willy Vlautin (traduzione di Alessandro Agus; Jimenez Edizioni), è uno straordinario, coraggioso e genuino viaggio fisico e mentale di una protagonista indimenticabile. Una scrittura asciutta e realistica, un linguaggio che fa entrare il testo, di diritto, nel Gotha della narrativa popolare indipendente, ambientazioni che fanno da cornice a un riuscito, commovente, micromondo di emarginati.

Allison Johnson ha ventidue anni e vive a Las Vegas, fa la cameriera, ha un fidanzato aggressivo e paranoico, aspetta un figlio e ha la tendenza a svenire ogni volta che si ubriaca. Dopo l’ennesima notte senza senso, Alison se ne va a nord, a Reno, dove cerca di ricostruirsi un’esistenza diversa. Il suo sarà un percorso solitario, un immaginario Paul Newman a farle compagnia e a suggerirle le decisioni da prendere.

Un romanzo di fuga, margini, violenza, punizioni psicologiche, debolezze sociali. Verso nord è un manifesto contemporaneo della disillusione e, al contempo, della speranza: un lume che per Allison mai si spegne, nella ricerca di qualcuno che possa diventare suo alleato e che la affianchi nelle sue battaglie quotidiane.

Snakehunter, di Chuck Kinder (traduzione di Nicola Manuppelli; Jimenez Edizioni), è il romanzo che ha reso celebre il leggendario autore del West Virginia. La storia si snoda nel Midwest rurale degli anni Quaranta del secolo scorso. Speer Whitfield, bambino dal pene difettoso, ossessionato dai serpenti, vive con una famiglia originale, a tratti grottesca: una madre seducente come un’attrice, una zia zitella e alcolizzata, una sorella col volto devastato dal cancro, un nonno scontroso, ma capace di inusuali tenerezze nei confronti di Speer.

Romanzo di formazione (fu scritto quando Kinder aveva da poco compiuto vent‘anni), Snakehunter si immerge nei ricordi personali dello scrittore. Realistico, simbolico, capace di tramutare commozione in euforia (e viceversa) in poche frasi, e di usare le parole per descrivere la melanconia che certi paesaggi del West Virginia e dei monti Appalachi possono suscitare, il primo lavoro di Kinder si ricorda anche per la musicalità inedita con cui viene dipanata la storia del giovane protagonista e degli altri indimenticabili personaggi presenti nel testo.

Al fiume. 25 scrittori sulla pesca, a cura di David Joy con Eric Rickstad (traduzione di Beatrice Caserini, Martina Franzini, Ludovica Marani e Edoardo Vicario; Jimenez Edizioni), è un’antologia che parla di amicizia, famiglia, amore e perdita e che raccoglie i lavori di venticinque importanti scrittori statunitenti (tra i quali Chris Offut, Ron Rash, Silas House, C.J. Box, William Boyle, Natalie Baszile Jim Minick) alle prese con la pesca, vista come metafora sulla vita, ricordo personale, pretesto per plot narrativi, riflessioni sulla scrittura, celebrazioni di un modus operandi di sopravvivenza.

“La cosa che ricordo di più è questa: eravamo giovani. Eravamo amici. Eravamo a pesca. Davanti a noi si aprivano futuri sconosciuti e avevamo visto qualcosa, quel giorno, che nessun altro aveva visto. Eravamo ingenui. Eravamo impreparati. E anche se avevamo pochi soldi ci sentivamo così invincibili, così grati per quello a cui avevamo assistito e a cui ci sembrava di essere in qualche modo sopravvissuti tanto da poterlo raccontare e poterci campare per un po‘, se necessario, che quando fu ora di mangiare buttammo una bistecca sulla griglia anche per il cane”.