Cristiano Ronaldo incontrerà i pubblici ministeri di Torino che indagano sui presunti falsi in bilancio della Juventus entro i prossimi due mesi. Dopo una lunga rincorsa, il campione portoghese ha dato la sua piena disponibilità a rispondere alle domande degli inquirenti e i contatti tra la procura e l’entourage legale dell’ex bianconero sono ormai avviati. Non è stata ancora fissata una data da cerchiare in rosso sul calendario, ma ce n’è una oltre la quale – salvo incidenti di percorso – non si andrà: il 26 marzo, ovvero alla vigilia dell’udienza preliminare nella quale Andrea Agnelli e gli altri imputati compariranno davanti al giudice Marco Picco, chiamato a decidere riguardo al rinvio a giudizio chiesto dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pubblici ministeri Ciro Santoriello e Mario Bendoni.

Si è anche ristretta la mappa delle possibili località in cui avverrà il faccia a faccia: escluse una trasferta dei magistrati in Arabia Saudita o una sosta “volante” in Italia del calciatore, il cerchio si restringe a Madrid e Lisbona. In una di queste due città Cristiano Ronaldo – impegnato ora con la maglia dell’Al-Nassr, che dal 18 marzo al 4 aprile non avrà impegni ufficiali – è pronto a rispondere alle 47 domande che i magistrati vorrebbero porgli da mesi, tanto da aver anche inoltrato una richiesta di rogatoria all’Inghilterra rimasta inevasa fino alla separazione tra il portoghese e il Manchester United.

Tutto ruoterà attorno alla “carta famosa” di Ronaldo “che non deve esistere teoricamente” per la quale “ci saltano alla gola tutti i revisori”, nella quale si parla nelle intercettazioni. Si tratta del trittico di carte, comprensivo della scrittura privata mai depositata in Lega Serie A, che altri 12 calciatori hanno firmato all’interno della “seconda manovra stipendi”? O esistono altre scritture a “garanzia” del credito? Il portoghese, pur non avendo firmato i documenti già sottoscritti da Fabio Paratici per quanto ricostruito finora, è certo di vantare un credito di 19,9 milioni di euro (29 milioni lordi) e da alcuni mesi – attraverso i legali Salvatore Pino e John Shehata – ha intrapreso alcune mosse per definire i contorni della vicenda e capire come muoversi. Gli avvocati del cinque volte Pallone d’oro lavorano sottotraccia dalla scorsa estate e la prima mossa ufficiale è stata fatta il 4 novembre con la richiesta di accesso agli atti, negata in un primo momento dai pubblici ministeri.

Di certo subito dopo il passaggio del portoghese allo United per 15 milioni di euro più 8 di bonus, in casa Juve c’era interesse per la definizione della sua vicenda. Il 20 settembre 2021 in una riunione interna Agnelli chiedeva aggiornamenti e suggeriva di non inseguirlo, stando a quanto riassunto in un verbale “informale” del meeting. Tre giorni più tardi, invece, il direttore sportivo Federico Cherubini, non indagato, e il legale bianconero Cesare Gabasio, secondo la ricostruzione degli inquirenti, “ipotizzano di condizionare alla permanenza” di Ronaldo ai Red Devils gli “stipendi arretrati” che il calciatore avanzerebbe. Una strada che sembrerebbe essere stata ipotizzata “per i profili relativi ai controlli dei revisori”. Nel corso della conversazione, sintetizza l’accusa, “è emerso che è stata predisposta una bozza di ‘incentivo all’esodo’ per le retribuzioni spettanti” a Ronaldo in cui “però non sono ancora definite le modalità di pagamento”.

Cherubini “sarebbe dell’idea di provare a rinegoziare l’incentivo anche in relazione al fatto che i pagamenti del diritto ‘Ronaldo’ da parte della società cessionaria sono dilazionati in 5 anni”. In sostanza, è la tesi accusatoria, il direttore sportivo “intenderebbe legare il pagamento degli stipendi arretrati al piano dei pagamenti rateali che la società inglese corrisponderà” alla Juve e, allo stesso tempo, “vincolare” il pagamento “alla condizione di permanenza del calciatore nel club, di tal modo spalmando i 28 milioni di euro in almeno 2 esercizi”. Gabasio aggiunge: “Adesso non mi ricordo onestamente devo vedere cosa c’è nella scrittura che ha firmato Fabio (Paratici, ndr) cosa avevamo scritto lì, come scadenza no?”.

E Cherubini “afferma che su tale scrittura non vi era l’indicazione della scadenza dei pagamenti ma conteneva ‘solo l’impegno a (…) che in caso di trasferimento tu saresti'”. A quel punto, riportano gli inquirenti, il direttore sportivo della Juve spiega “mentre finanziariamente è evidente che noi possiamo anche pagarlo in tre anni in accordo (…) ma poi comunque lo registriamo contabilmente oggi (…) l’elemento che ci potrebbe portare anche a spalmarlo quantomeno su due esercizi potrebbe essere quello di legare…”. Gabasio risponde: “Alla permanenza lì!”. In questo modo, aggiunge Cherubini, l’onere “non è certificabile oggi perché c’è un mercato in mezzo e quindi il revisore non può dire che lui sicuramente resterà lì”.

Twitter: @andtundo

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