“Il ministro Nordio non è stato affatto frainteso. Quelle parole sulle intercettazioni le ha pronunciate, peraltro nel giorno forse meno opportuno. Quello che non mi convince è questo tentativo di concepire la mafia come una sorta di microcosmo isolato dal resto del mondo. In realtà, i mafiosi vivono tra di noi, perché la loro forza è tra noi. Per combattere la mafia bisogna perseguire quei reati attraverso cui la mafia afferma il proprio potere, come ad esempio la corruzione, che oggi è l’arma forse privilegiata della mafia, e gli appalti“. Così a Tagadà (La7) l’ex presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, commenta le dichiarazioni rese oggi dal ministro della Giustizia Carlo Nordio in un incontro con l’ordine degli avvocati a Vicenza, dove ha smentito di essere contrario all’uso delle intercettazioni e ha lamentato di essere stato travisato.

Bindi puntualizza: “La mafia esiste grazie alla forza che riesce a recuperare fuori da se stessa. La forza della mafia è fuori dalla mafia, perché non esisterebbe se non incontrasse la complicità della borghesia mafiosa e se non incontrasse la copertura dentro gli stessi apparati dello Stato. La forza vera della mafia sta nelle relazioni che riesce a creare con tutti i poteri, compreso quello politico e quello delle istituzioni, perché la mafia non si oppone allo Stato – chiosa – ma lo piega ai suoi interessi. A riguardo, c’è una bella lettera della vedova del prefetto di Trapani Fulvio Sodano all’Espresso. Maria Sodano richiama una coincidenza che io non ritengo assolutamente strana: dopo qualche giorno che è stato assicurato alla giustizia Tonino D’Alì, ex senatore di Forza Italia ed ex sottosegretario all’Interno, che tra l’altro aveva fatto trasferire suo marito da Trapani, è stato trovato Messina Denaro“.

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