di Francesca Scoleri

Senza togliere spazio al personaggio del momento, Matteo Messina Denaro, il quale ispira più contenuti ironici – il web ne è pieno – che riflessioni adeguate rispetto alla libertà incondizionata di cui ha goduto in questi 30 anni, preme segnalare un fatto accaduto negli ultimi giorni, fortemente legato alla lunga latitanza in questione. La commissione parlamentare della scorsa legislatura ha reso pubblica la relazione sulla vicenda che vedeva al centro Attilio Manca, un giovanissimo urologo siciliano, e Bernardo Provenzano, lo stragista corleonese.

Da 19 anni la famiglia Manca lotta per dimostrare che il congiunto è stato ucciso – nel suo appartamento di Viterbo – dopo che si sarebbe rifiutato di operare il capomafia colpito da tumore alla prostata. Le istituzioni invece avevano già tutte le risposte, confezionate mentre il ragazzo era ancora in vita con ogni evidenza: “inoculazione volontaria di stupefacenti”.

Invito i lettori a cercare il nome del giovane su Google e a stringere i denti davanti al corpo che apparirà. Basterà mezzo secondo per stabilire che di volontario c’è stato solo un efferato omicidio.

Eppure, dalla procura di Viterbo, non arrivarono altro che chiusure sull’ipotesi della pista mafiosa indicata dalla famiglia. A rendere quantomeno sospetta la granitica posizione donata al suicidio, ci fu una conferenza stampa in cui il procuratore capo, Alberto Pazienti, che, fra scherno della famiglia e negazione di ogni ipotesi avversa a quella da lui sostenuta, dichiarò: “Io sono arrivato a Viterbo nel bel mezzo di questa faccenda. La prima cosa che ho trovato sulla mia scrivania è stata la richiesta da parte della segreteria del Gabinetto del Capo dello Stato, che voleva chiarimenti in merito. Ovviamente, sollecitato dal Capo dello Stato, mi sono attivato subito”. Il presidente cui fa riferimento è Giorgio Napolitano e, ad oggi, mi chiedo perché la più alta carica dello Stato si sia interessata ad un caso che la cronaca locale liquidò come “morte da overdose”. Proprio in questo spazio, ilfattoquotidiano.it ha ospitato un altro mio post sulla vicenda, in cui auspicavo una risposta dell’ex Presidente rispetto a quell’episodio. Risposta non pervenuta.

Le uniche risposte sulla vicenda arrivano oggi dalla commissione Antimafia, la quale ha finalmente stabilito che si trattò di omicidio, in quanto “unica ipotesi ragionevole e priva di contraddizioni con i dati obiettivi delle modalità della morte di Manca, le informazioni fornite dai collaboratori di giustizia, gli elementi raccolti sui contatti fra la latitanza di Provenzano e il territorio di Barcellona Pozzo di Gotto e della provincia di Messina e, infine, le considerevoli opacità su aspetti rilevantissimi riguardanti le cure sanitarie in favore del latitante corleonese”. E ancora: “Alla luce dei fatti emersi durante l’inchiesta e della rilevata incompatibilità logica e fattuale delle circostanze sopra evidenziate con le ipotesi del suicidio o di una morte per overdose accidentale da volontaria assunzione di eroina, questa Commissione ritiene che la morte di Attilio Manca sia imputabile ad un omicidio di mafia e che l’associazione mafiosa che ne ha preso parte (non è chiaro se nel ruolo di mandante o organizzatrice o esecutrice) sia da individuarsi in quella facente capo alla famiglia di Barcellona Pozzo di Gotto”.

Altro che maratone televisive e complimenti a pioggia per un arresto che non si riusciva a compiere nonostante il ricercato fosse nei pressi di casa sua. La colossale ipocrisia data in pasto ai cittadini negli ultimi giorni sta annebbiando la vista; da Meloni in posa davanti alla stele di Capaci – ma non ha per alleato uno che finanziava i corleonesi anche da presidente del Consiglio? – agli esaltati tweet di Salvini – e le leggi scritte dai suoi uomini per favorire gli affari di Messina Denaro sulle pale eoliche? I pianti di gioia di alcuni siciliani intervistati – ma hanno capito chi c’è al governo della loro regione? I festeggiamenti da vittoria dei mondiali delle forze dell’ordine – ma non è nelle loro città che viveva da libero cittadino Messina Denaro?

La vera notizia del momento è la relazione sulla morte di Attilio, perché finalmente c’è l’ammissione che una fitta rete di complici, all’interno delle istituzioni, ha protetto lunghe latitanze per non perdere il potere di governare il Paese. Sacrificando anche vite umane come quella di Attilio Manca, medico di elevata bravura che a soli 30 anni era menzionato nella letteratura medica come luminare.

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