Di fronte alla permanenza dell’obbligo di esporre il cartello che indica il prezzo medio della benzina a livello nazionale, i distributori confermano la serrata del 25 e 26 gennaio prossimi. Lo stop interesserà anche gli impianti self service ma assicurerà i servizi minimi essenziali. Potrebbero restare aperti, anticipano, gli impianti self gestiti direttamente dalle compagnie petrolifere. La protesta durerà 48 ore a partire dalle 19 del 24 gennaio. È la terza conferma nel giro di pochi giorni e di nuovo i benzinai sottolineano che “c’è tempo fino all’ultimo minuto per trovare un accordo”. Ma per ora, nonostante i ripetuti incontri con il governo, non si è trovata la quadra. Qualche concessione è stata fatta ma non è bastata. L’obbligo di comunicazione dei prezzi della benzina sarà settimanale (e non giornaliero) e ad ogni variazione del prezzo. La chiusura per omessa comunicazione avverrà solo dopo 4 omissioni nell’arco di 60 giorni (e non più dopo tre senza limiti temporali anche non consecutivi). L’eventuale chiusura potrà essere decisa da 1 a 30 giorni (prima la previsione era da 7 a 90 giorni). Le sanzioni per omessa comunicazione saranno da un minimo di 200 a un massimo di 800 a seconda del fatturato dell’impianto (prima raggiungevano i 6000 euro). “Lo sciopero è confermato”, affermano le organizzazioni dei gestori Faib, Fegica, Figisc-Anisa in conferenza stampa al termine del faccia a faccia stamane con il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. “Sono profondamente deluso, ci aspettavamo ben altro” per revocare lo sciopero, spiega il presidente nazionale di Figisc Confcommercio, Bruno Bearzi. “C’è stato uno sforzo per ridurre le sanzioni ma rimane l’obbligo del cartello”, riconosce Bearzi, così “il messaggio che rimane è che siamo una categoria da tenere sotto controllo perché speculiamo“. “Lo sciopero è confermato”, aggiunge, ma “fino all’ultimo momento siamo disponibili a vedere se troviamo margini di manovra”.

Esprime “molto disappunto” perché “si chiede chiarezza a una categoria che basa il suo lavoro sulla trasparenza e non la aumenta certo un ulteriore cartello”, il presidente di Faib Confesercenti, Giuseppe Sperduto, in conferenza stampa dopo il tavolo con i benzinai al ministero per le Imprese e il made in Italy. Sperduto afferma: “devo rispettare” il decreto ma lo “contrasterò fino alla morte perché genera soltanto confusione”. Al fianco dei benzinai si schierano i petrolieri. L’ex unione petrolifera (oggi Unem , Unione energie per la mobilità, per ragioni di “presentabilità ambientale”) scrive in una nota “Essendo stata riconosciuta anche dal Governo l’assenza di comportamenti speculativi sui prezzi dei carburanti da parte del settore, comprendiamo appieno il disagio dei gestori degli impianti carburanti chiamati, insieme alle compagnie, a nuovi e onerosi adempimenti, che riteniamo inutili e controproducenti“.

La questione nasce in seguito alla completa eliminazione dello sconto sulle accise deciso dal governo Meloni a partire dal primo gennaio scorso. Questo, naturalmente, ha causato un improvviso rialzo dei prezzi. Diversi esponenti del governo hanno però puntato il dito contro i distributori che avrebbero approfittato della situazione per “speculare”. I dati sui prezzi non sostengono in nessun modo questa lettura, tuttavia il governo ha deciso di emanare un decreto per favorire una maggiore trasparenza sulle tariffe. Nel frattempo i prezzi continuano a salire. Stando alla consueta rilevazione di Staffetta Quotidiana, questa mattina Eni ha aumentato di un centesimo al litro i prezzi consigliati di benzina e gasolio. Per IP si registra un ritocco al rialzo di 0,5 cent/litro su entrambi i prodotti. Per Tamoil +2 cent/litro sulla benzina. La benzina self service sale in media a 1,822 euro/litro e il diesel a 1,872 euro/litro (+2, compagnie a 1,873, pompe bianche 1,870).

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