Mentre la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti vedono il Comandante generale della Guardia di Finanza “per fare il punto e valutare ogni possibile ulteriore azione di contrasto alle speculazioni in atto sui prezzi dei carburanti”, il ministero dell’Ambiente conferma quanto già si poteva desumere facendo due conti: in generale, la speculazione non c’entra nulla. I rincari di benzina e gasolio dipendono solo dalla decisione del governo di azzerare gli sconti fiscali. Nella prima settimana di gennaio il ministero dell’Ambiente ha rilevato nel consueto monitoraggio nazionale un aumento dei prezzi dei carburanti sostanzialmente in linea con il rialzo dovuto alla mancata proroga del taglio delle accise. Stando a quanto pubblicato sulla pagina web del Mase dedicata all’andamento dei prezzi settimanali, tra il primo e l’8 gennaio la benzina in modalità self è salita da 1,644 euro a 1,812 euro al litro con un aumento di 16,8 centesimi. Il gasolio è passato da 1,708 a 1,868 euro, con un rialzo dei 16 cents. Dal primo gennaio il rialzo delle accise è stato di 18 centesimi.

Il prezzo dei carburanti sopra i 2 euro? Oggi è “speculazione”, aveva affermato il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin cinque giorni fa in un’intervista a La Stampa in cui aveva difeso la scelta di azzerare il taglio delle accise per concentrare le risorse sulle bollette. “È necessario contrastare l’aumento del prezzo dei carburanti innanzitutto intensificando la lotta alle speculazioni, come già sta facendo il governo. E’ importante continuare a sostenere famiglie e imprese, elementi fondamentali per la coesione sociale ed il rilancio dell’economia”, sostiene anche il capo politico di Noi Moderati Maurizio Lupi. “Venendo qua ho sentito il ministro dell’Economia, stiamo lavorando anche per le mamme e i papà che l’autostrada la usano per andare a lavorare e quando fanno benzina non possono staccare il libretto degli assegni”, ha detto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. “Stiamo ragionando per andare a verificare se qualcuno sta facendo speculazioni, il furbetto, o degli aumenti fuori norma”.

Il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Roberto Rustichelli, ha scritto al Comandante Generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, chiedendo la collaborazione del Corpo al fine di acquisire la documentazione inerente ai recenti controlli effettuati sui prezzi dei carburanti, con particolare riferimento alle violazioni accertate. Lo si legge in una nota dell’Antitrust che analizzerà se ci siano state o meno pretiche commerciali scorrette e violazioni alla concorrenza. I gestori sono “parte lesa” negli aumenti dei carburanti, secondo Faib Confesercenti, visto che i dati del ministero dell’Ambiente confermano rincari in linea con il ripristino delle accise, nella prima settimana dell’anno. “Invece di alimentare polemiche, governo convochi il ‘tavolo di crisì per soluzioni strutturali”, è la richiesta della Federazione dei benzinai in una nota.

Alle stesse conclusioni del ministero dell’Ambiente giunge anche l’Unione nazionale consumatori che rileva: “Nessuna speculazione sui carburanti. Il rincaro, almeno per il momento, è dovuto esclusivamente alla scelta sciagurata e miope del governo Meloni di voler spennare come polli gli automobilisti, facendo scattare il rialzo delle accise. Infatti, a parte i soliti furbetti del quartierino che non mancano mai, secondo i dati ufficiali del Mase, in media nazionale la benzina sale rispetto alla rilevazione del 31 dicembre di 16,79 centesimi per la benzina e di 16 cent per il gasolio, ossia addirittura sotto ai 18,3 cent che matematicamente dipendono dall’aumento di 15 cent delle accise + Iva”. Quella della speculazione viene quindi definita “una bufala gonfiata ad arte dal governo”.

I carburanti hanno sull’inflazione un effetto “diretto” e uno “indiretto”, dovuto ai trasporti e all’intermediazione. “Questo può rappresentare un grosso problema in prospettiva se le cose dovessero andare nella direzione di una continua crescita”, ha ricordato oggi il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, a Sky Tg24. Blangiardo ha ricordato la stima dell’Istituto sull’inflazione acquisita per il 2023, pari al 5,1%, un dato che però ora potrebbe apparire “ottimistico”: “se le cose dovessero ulteriormente peggiorare, il valore potrebbe essere superato al rialzo con effetti soprattutto sulle famiglie meno abbienti”.

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