“Il museo del tatuaggio rischia di sparire perché il padrone di casa dopo 22 anni ha deciso di non rinnovarci il contratto”. È l’allarme che lancia Luisa Gnecchi Ruscone, storica del tatuaggio e moglie di Gianmaurizio Fercioni, il primo in Italia ad aver aperto uno studio di tatuaggi, nel 1972. Ruscone spiega che il proprietario del piccolo locale in via Mercato, nel centro di Milano, ha già deciso: il contrato di affitto dei locali è in scadenza e non sarà rinnovato.

Tra macchinette artigianali e “tatuaggi magici”, il museo è unico nel suo genere in Italia. Gli scatoloni però dovranno essere pronti ad aprile e dentro ci sarà tutta la memoria storica e personale raccolta in decenni di lavoro: strumenti di precisione e tavole illustrate da tutto il mondo. “Stiamo cercando una nuova sede. Gianmaurizio è stato il primo in Italia ad aprire uno studio di tatuaggi. È davvero un peccato che tutto questo sparisca”, prosegue Ruscone.

Tutto è nato al porto di Viareggio – ricorda Fercioni parlando al Fattoquotidiano.it – “C’erano molti mariani tatuati e mi sono chiesto perché in Italia il tatuaggio non fosse diffuso. Così ne ho aperto uno, prima a Viareggio, poi a Milano dove c’era già più movimento”. E nel frattempo, prima di dovere chiudere tutto? “Io continuo a tatuare, c’è anche mia figlia, molto brava, che prosegue la tradizione”, sorride.

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