Moda e Stile

Vincent Peters in mostra a Palazzo Reale di Milano: “Così rendo eterna la fragile bellezza delle star di Hollywood”. Nei suoi scatti si riflette la moda di Boglioli

La presentazione delle nuove collezioni uomo e donna per l'autunno-inverno 23/24 di Boglioli è stata senza dubbio l'esperienza più unica di questa Milano Fashion Week Uomo 2023: il brand, da oltre un secolo nome simbolo dell'alta sartoria Made in Italy, è infatti partner ufficiale della mostra fotografica di Peters e ha deciso di regalare ai suoi ospiti una visita privata con una guida d'eccezione, l'artista in persona, autore di campagne leggendarie per le riviste di tutto il mondo

di Ilaria Mauri

Immaginate di arrivare a Palazzo Reale tutti trafelati, di corsa, dopo una giornata di lavoro e lo slalom nel traffico pre-weekend + fashion week. È venerdì sera, il buio già ha avvolto Milano. Salite di corsa l’imponente scalone in marmo e vi ritrovate come per magia in un altro mondo. Le luci soffuse si riflettono negli specchi delle monumentali stanze affrescate dell’ Appartamento dei Principi al piano nobile e puntano dritto agli sguardi degli uomini e donne immortalati negli scatti appesi alle pareti. Immagini in bianco e nero nelle quali si è cristallizzata per sempre la loro fugace bellezza di mortali. A coglierla e catturarla come si fa con una farfalla rara è stato Vincent Peters, il fotografo-filosofo che parla del suo lavoro citando i grandi poeti tedeschi e facendo una lezione di estetica. Vi guida tra le cento fotografie esposte come come attraverso un labirinto, mentre in sottofondo riecheggiano le note dei capolavori di Ennio Morricone. “Timeless time“, “tempo senza tempo”, è il titolo della sua mostra ma anche dell’esperienza che ci ha fatto vivere. Come sotto effetto di un incantesimo, nelle due ore in cui Peters ci ha accompagnato in una visita privata delle sue opere, il tempo si è fermato. Se non fosse stato per la sua assistente che lo incalzava, avremmo potuto stare lì fino a tarda sera, o chissà, anche tutta la notte. E attraverso gli scatti in bianco e nero delle star di Hollywood, attraverso un percorso consequenziale di immagini che si susseguivano come su una pellicola, si è poi arrivati a scoprire la moda di Boglioli, che proprio dal cinema trae la sua ispirazione. Così, la presentazione delle nuove collezioni uomo e donna per l’autunno-inverno 23/24 di Boglioli è stata senza dubbio l’esperienza più unica di questa Milano Fashion Week Uomo 2023: il brand, da oltre un secolo nome simbolo dell’alta sartoria Made in Italy, è infatti partner ufficiale della mostra fotografica di Peters e ha deciso di regalare ai suoi ospiti una visita privata con una guida d’eccezione, l’artista in persona, autore di campagne leggendarie per le riviste di tutto il mondo.

“Moda e fotografia sono due realtà che si uniscono per dare vita a molteplici storie, storie uniche e dal forte valore artistico – ha spiegato Francesco Russo, ceo di Boglioli – . In particolare, nelle opere di Vincent Peters, ogni scatto è speciale e distintivo: allo stesso modo ogni capo Boglioli racconta la sua storia, grazie alle lavorazioni che consentono al capo stesso di assumere sempre connotazioni differenti, regalando un’esperienza visiva e tattile unica. Come la moda con Boglioli è in grado di raccontare percorsi affascinanti e sempre diversi attraverso tessuti e lavorazioni minuziose ed esclusive, anche la fotografia di Vincent Peters si distingue in ogni minimo dettaglio attraverso scatti che celebrano le più grandi icone della moda e del cinema, distinguendosi per i particolari attenti e sofisticati”. Le fotografie di Peters sono infatti il risultato della sommatoria di diversi elementi – culturali, emozionali e reali – che la sua macchina fotografica è riesce a concentrare nell’istante di un clic: “Nelle mie foto ognuno ritrova tutte le immagini che ha visto in precedenza, i libri che ha letto, la musica che ha ascoltato e le persone che ha amato. Chiunque guardi queste immagini prova emozioni e sensazioni differenti ma quello che le rende così speciali è il fatto che tutti provino qualcosa“, ci spiega il fotografo rivelando poi aneddoti e retroscena legati ad alcune delle immagini più iconiche. Come quello sulla prima volta che si è trovato a fotografare Monica Bellucci: “Eravamo in riva al mare, sugli scogli di Biarritz, in Francia. Lei era completamente nuda perché aveva deciso di posare così. Per i primi 10 minuti ho scattato completamente a caso e fuori fuoco. Ero completamente in ciampanèlle per la visione di questa donna bellissima”. O ancora, di quando a New York, per assecondare i capricci di Charlize Theron, le diede in mano il lenzuolo del suo letto e le disse di giocarci: “Lei se lo aggiustò sul corpo come un abito di Dior”.

Vincent Peters è infatti un maestro nel raccontare storie, non solo con l’obiettivo ma soprattutto con la sua narrativa. Alla stregua degli scenari che costruisce sul set, anche di persona dà il via ad un gioco di prestigio semiotico, al limite dell’onirismo, portando l’ascoltatore sempre più a fondo, nei meandri della propria anima. E non si dovrebbe scomodare il fondatore della psicoanalisi per ricordare come i sogni, lungi dall’essere un prodotto casuale e pasticciato dell’attività cerebrale, siano invece l’esito algebrico del lavoro dell’inconscio: ed è a questo ensamble di suggestioni che lui attinge per costruire le sue opere. In tal senso, è cruciale l’uso del bianco e nero: “Il bianco e nero non è esiste in natura, è l’unica vera grande creazione dell’uomo. Ma proprio perché il mondo reale è a colori, il bianco e nero diventa il linguaggio prediletto per creare un altrove, uno spazio/tempo delle possibilità. Quando scatto, ovviamente i miei occhi vedono a colori. Ma la mia mente si estranea e cattura l’essenza della persona che ho davanti in bianco e nero”.

E davanti a lui ci sono i grandi personaggi dell’attualità e i divi di Hollywood: Christian Bale, Vincent Cassel, Matt Dillon, John Malkovich, sono solo alcuni dei personaggi ritratti dal rinomato fotografo e a cui Boglioli si ispira nella nuova collezione. Monica Bellucci, Emma Watson, Scarlett Johansson e Charlize Theron sono invece le sue muse, donne celebri e celebrate che attraverso l’obiettivo della sua fotocamera si rivelano per ciò che sono davvero. “Sono l’esoterismo e il mistero a trasformare in conturbanti e vulnerabili divinità dell’Olimpo le star. Ma una volta che te le ritrovi davanti dal vivo, nella vita di tutti i giorni, scopri che sono persone comuni, con difetti che l’idealizzazione che ne abbiamo fatto ci impedisce di vedere“, spiega ancora Peters. Nelle sue foto qui in mostra c’è un Olimpo popolato da divinità di ogni tipo, genere e grado, a tutti familiari e da tutti immediatamente riconoscibili, che messe insieme, per effetto degli altri strati, brillano di una profondità nuova. Come se il famoso personaggio immortalato nelle foto di Peters non stesse per se stesso ma presenziasse come carattere di un racconto in qualche modo più forte di lui. E dall’incontro dell’energia di ogni con l’intensità degli echi semiotici racchiusi nella sua immagine scaturisce, in un’alchimia perfetta, un purissimo senso di umanità. Esaltando la bellezza dei divi, sacralizzando in senso profano la fragile meraviglia di corpi e volti che ben presto saranno travolti dallo scorrere del tempo, Peters fa esattamente la stessa operazione degli antichi greci: “Loro scolpivano nel marmo uomini e donne bellissimi i cui connotati erano associati agli dèi che veneravano, legando così imprescindibilmente i concetti di bellezza e destino. Per questo la bellezza ancora oggi ci attrae e spaventa. Perché in qualche modo è ad essa che è intrecciato il nostro destino”. Proprio questa sottile spiritualità a tratti esoterica caratterizza la narrativa di Vincent Peters, sia verbale che fotografica, concretizzandosi nell’uso sapiente che fa della luce. Nelle sue fotografie dai toni seppiati, la luce è infatti potente, romantica, pungente, struggente e penetrante in un modo che rievoca il cinema neorealista dei primi del Novecento. “È il riflesso dell’influsso di mio padre su di me”, ci spiega l’artista. “Lui amava Fellini, De Sica e la Magnani e in me si è impressa questa sua passione perché a livello inconscio noi conserviamo la memoria di tutte le vite che si sono intersecate con la nostra”. E quando si arriva alla fine, il retrogusto di queste immagini è dolceamaro.

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