Si annuncia battaglia alla commissione Industria dell’Europarlamento in vista di quello che sarà comunque solo il primo voto sulla nuova direttiva per l’efficienza energetica degli edifici, in programma il 23 gennaio. Il rapporto presentato dal relatore irlandese Ciarán Cuffe (Verdi europei) modifica in 289 punti il progetto di revisione presentato dalla Commissione europea a fine 2021, che prevedeva addirittura il divieto di vendere le case con prestazioni energetiche peggiori. E su cui Bruxelles era stata costretta a fare una rapida marcia indietro.

Secondo Il Messaggero, l’ultima bozza impone che entro l’1 gennaio del 2030 tutti gli immobili residenziali siano almeno in classe energetica E e entro il 2033 almeno in classe D, mentre tre il 2040 e 2050 dovranno arrivare alle emissioni zero. Sarebbero comunque gli Stati membri a decidere autonomamente quali sanzioni applicare (o non applicare) a chi viola la previsione. A “punire” i proprietari renitenti sarebbe comunque il mercato, riducendo il valore delle abitazioni che non rispettano i requisiti.

Gli eurodeputati hanno già depositato altri 1.279 emendamenti, in buona parte per sottolineare che l’impianto proposto dall’esecutivo Ue non tiene conto del nuovo contesto economico determinato dall’invasione russa dell’Ucraina. In tutto quindi le modifiche proposte sono al momento ben 1.568 che i gruppi politici del Pe cercheranno di ridurre nei prossimi giorni attraverso compromessi e limature del testo.

Nel suo rapporto, Cuffe introduce tra l’altro obblighi di ristrutturazione più stringenti a fronte di maggiori tutele sociali per i proprietari, con l’utilizzo del Fondo sociale per il clima e dei finanziamenti del Recovery come garanzia per un quadro di sostegno specifico tramite strumenti finanziari. Il relatore vorrebbe anche inserire nella direttiva ambiziosi target per le pompe di calore e incoraggiare i Paesi Ue a promuovere “ristrutturazioni di comunità” a livello di quartiere.

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