Dice di essere stata dipinta come “la cattiva della storia” e che per questo motivo la Federginnastica non potrà fare altro che mandarla via. Emanuela Maccarani, la direttrice tecnica delle Farfalle della ginnastica ritmica, indagata dalla procura di Monza con l’accusa di maltrattamenti e deferita dalla procura federale insieme alla sua assistente Olga Tishina, consegna la sua versione dei fatti al Corriere della Sera proprio nella settimana decisiva per il suo futuro: giovedì infatti si riunirà il consiglio federale per decidere se rinnovare i contratti delle due allenatrici. Sarebbe la prima conseguenza concreta delle denunce di abusi e vessazioni psicologiche cominciate con i racconti di Anna Basta e Nina Corradini, due ginnaste che a lungo si sono allenate proprio nell’accademia di Desio, sotto la responsabilità di Maccarani. Che ora attacca: “Le accuse? Arrivano tutte da ginnaste che non hanno fatto le Olimpiadi, guarda caso”. E aggiunge in un altro passaggio: “Alla Nazionale si arriva con un percorso e rispettando dei canoni: lo sport è per tutti, l’alto livello no“. Affermazioni a cui ha replicato l’associazione Change the game, l’organizzazione di volontariato presieduta da Daniela Simonetti e impegnata a proteggere atlete e atleti da violenze e abusi sessuali, emotivi e fisici. “‘Lo sport è per tutti, l’alto livello no’, ma tutti hanno diritto di vedere tutelata la propria salute psicofisica qualunque sia l’obiettivo che il mondo sportivo pretende sia raggiunto. Ciascuno ha diritto di difendersi con le affermazioni che ritiene più appropriate, ma la verità si dimostra nelle aule di giustizia e noi attendiamo con fiducia che la giustizia faccia il suo corso”, scrive Change the game.

La settimana decisiva per il futuro della direttrice tecnica della Nazionale di ritmica, l’allenatrice più vincente nella storia dello sport azzurro, si era aperta già ieri (lunedì) con la richiesta dei legali di Maccarini di incidente probatorio sui cellulari sequestrati dalla Procura di Monza, incluso il suo. Lo ha confermato il procuratore Claudio Gittardi. Oltre a quello della direttrice tecnica, i pm hanno sequestrato (un giorno dopo il dissequestro da parte del Tribunale del Riesame di Monza) anche quelli di tre giovani atlete, oltre a Nina Corradini e Anna Basta, e due membri dello staff tecnico. Se il procedimento a Monza è ancora nella fase delle indagini preliminari, sul fronte della giustizia sportiva invece la procura federale ha già chiesto il deferimento per Maccarani e Tishina. L’accusa è quella di aver adottato “metodi di allenamento non conformi ai doveri di correttezza e professionalità, ponendo in essere pressioni psicologiche e provocando in alcune ginnaste l’insorgere di disturbi alimentari e psicologici”.

E la Fig ha deciso di convocare un consiglio straordinario già per il 12 gennaio: i contratti della direttrice tecnica e della sua assistente sono stati prorogati di un mese dopo la loro scadenza a fine 2022. Ora però la Federazione è di fronte a un bivio: il rinnovo annuale oppure l’addio. La fretta è dovuta più che altro agli impegni sportivi: ad agosto ci sono i mondiali di Valencia, decisivi per le Farfalle che devono ancora guadagnarsi la qualificazioni alle Olimpiadi di Parigi 2024. Mentre, tornando al fronte giudiziario, il presidente del Coni Giovanni Malagò e il procuratore generale dello sport, Ugo Taucer, mercoledì saranno in Tribunale a Milano per firmare e presentare insieme al procuratore capo Marcello Viola un protocollo di intesa sui casi di violenza contro la persona commessi da tesserati nell’ambito sportivo.

Maccarani però, intervistata dal Corriere della Sera, nega ogni accusa e anzi parla di “una regia mediatica” dietro al caso che ha investito la ginnastica ritmica: “C’è una nuova sensibilità verso body shaming, bullismo, abusi, violenza verbale. E c’è chi ha ritenuto di farci un investimento”, attacca l’allenatrice. Che aggiunge: “Ho letto frasi identiche nello scandalo della ginnastica in Svizzera e negli Usa: maialino, sei grassa… Frasi che io non ho mai pronunciato”. Di fronte al malessere descritto da diverse atlete in riferimento all’accademia di Desio, Maccarani passa subito al contrattacco: “Se i risultati li otteniamo e si ripetono nel tempo con ginnaste diverse, c’è un benessere. Poi ci può stare che una non arriva alle Olimpiadi”.

È il primo riferimento della direttrice tecnica a una possibile ripicca per l’esclusione dai giochi. Maccarani parla anche delle singole atlete, partendo da Anna Basta, la prima che ha denunciato: “Il problema non erano i chili, era la tecnica. Le Olimpiadi si fanno in 5 e lei era la sesta”. E ancora: “Anna non voleva più la ginnastica e si è portata dietro il conflitto in famiglia. Le serviva un alibi: non essere stata capita”. Poi l’allenatrice passa al caso di Giulia Galtarossa: “Le accuse? Arrivano tutte da ginnaste che non hanno fatto le Olimpiadi, guarda caso. Galtarossa, quella del “abbiamo un maialino in squadra”, nel 2013 è diventata mia assistente: la pesa fino a Rio la faceva lei”. Poco prima Maccarani aveva smentito che esistesse un’ossessione per il peso, dicendo che “non è mai esistito un rito collettivo”. La direttrice tecnica non esclude che dietro al caso ci siano anche le invidie di altri allenatori al Coni. E conclude rivendicando i suoi risultati: “C’è una scuola, c’è un metodo, vinciamo da vent’anni. Non è per niente banale. Se le emozioni le tiri fuori, le provi. Io non ho mai maltrattato nessuno“.

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