Lo aveva dichiarato qualche giorno fa in anteprima la testata Racing News 365: la Ferrari non è stata invitata alla riunione dei motoristi, fissata il 15 dicembre, per definire le regole sulle nuove power unit che arriveranno con il cambio regolamenti nel 2026. Una notizia che trova fondamenti e che ha creato più di una polemica all’interno del Circus. L’unità dei team di vertice, così, potrebbe venire messa a rischio ancora una volta, dopo lo scandalo budget cap-Red Bull dello scorso finale di stagione. La data di scadenza per la registrazione dei team fornitori della power unit, però, era inizialmente fissata per il 15 ottobre 2022, ma soltanto Audi Formula Racing (che fornirà i motori alla Sauber) è risultata come ufficialmente iscritta. A quel punto il termine è stato prorogato al 30 novembre 2022, dove tutti gli altri team — Alpine Sas, Honda Racing Corporation, Mercedes Amg High Performance Powertrains e Red Bull Powertrains — hanno provveduto all’iscrizione.

Non sono in pista nel 2022: è ancora Ferrari contro Red Bull
Il problema, però, ha riguardato la Ferrari, che al primo dicembre dello scorso anno non si era ancora iscritta come motorista. Una mossa non apprezzata dagli altri team, che, sempre secondo RacingNews365, hanno ufficialmente escluso Maranello dalla riunione dell‘Engine Advisor Committee della Formula 1 (il summit tra i fornitori di Power Unit F1), che si è tenuta appunto lo scorso 15 dicembre. Il motivo è legato alla rinuncia da parte dei legali della Gestione sportiva della Rossa, che non hanno firmato il verbale della riunione precedente. Maranello ha persino minacciato di lasciare la F1, come mai ha fatto da quando il Circus è nato nel lontano 1950. In piena protesta contro la divisione Powertrains della Red Bull che, a detta di Maranello, non può essere trattata come un nuovo motorista, avendo avuto pieno accesso alla proprietà intellettuale Honda.

La risposta Red Bull: “Ceduti i diritti alla Honda”
Proprio la stessa Honda, ha manifestato la sua intenzione di rientrare in F1 nel 2026 con un piano diverso e non legato alla Red Bull, a cui sono stati forniti i motori dal 2019 al 2021. Il team anglo-austriaco con sede a Milton Keynes, al contrario della Ferrari, sostiene che i diritti siano stati resi al motorista giapponese, senza che siano mai stati effettivamente utilizzati. In Emilia, il presidente Ferrari John Elkann e l’ad Benedetto Vigna vogliono far valere il loro peso politico nella vicenda, ridando quel giusto valore politico a un Cavallino che, negli ultimi anni, si è trovato spesso al di sotto di Mercedes e Red Bull nelle decisioni in pista e fuori. Il rischio per la Fia è quello di trovarsi un bel problema in casa con l’inizio del nuovo anno. Anche se c’è chi parla di un problema rientrato nei primi giorni di dicembre, quando a Bologna è andato di scena il Consiglio mondiale della Fia e la cerimonia di consegna dei premi 2022.

Come cambia il regolamento motori nel 2026
Ma come cambieranno i motori di F1 nel 2026? Va innanzitutto detto che le unità motrici V6 ibride si avvicineranno sempre più ai motori di produzione, con l’obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti e contenerne i costi per quanto possibile. Scelta che ha portato così all’ingresso di Audi nel Circus. Con le nuove regole, non ci sarà più l’architettura MGU-H (il motogeneratore che recupera energia dai gas di scarico), che ha dato più di un problema ai progettisti in passato. Verrà invece mantenuto l’Mgu-K, (motogeneratore che recupera l’energia in fase di frenata), aumentandone la potenza, sia in erogazione sia in recupero di energia in frenata, dagli attuali 160 CV (120 kW) a circa 470 CV (350 kW). L’intero powertrain erogherà così una potenza superiore ai 1.000 CV (746 kW). Infine, arriveranno carburanti completamente sintetici e verrà diminuita la capacità dei serbatoi, favorita dalla maggiore “ibridizzazione” dei propulsori.

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