Mario Montorfano e Gianluca Vialli hanno condiviso la stanza in ritiro per tre anni. Classe 1961, tra campo e poi panchina Montorfano è una delle bandiere più fedeli nella storia della Cremonese ed oggi ha perso un pezzo della sua giovinezza. “Io e Luca siamo cresciuti insieme – racconta a ilfattoquotidiano.it – quando lui era negli Allievi, io nella formazione Berretti. Ho esordito tra i professionisti prima io che sono più vecchio, ma poi dalla Serie C alla promozione in A siamo stati sempre compagni e amici. Noi ragazzi di Mondonico eravamo degli scapestrati, quante storielle divertenti potrei raccontare. Una volta stavamo palleggiando di testa con una pallina da tennis, quando si avvicina il magazziniere Taino che vuole provarci anche lui. Gianluca riesce in qualche modo a scambiare di nascosto la pallina con un uovo. Pensa quanto abbiamo riso quando l’uovo si è scagliato sulla fronte del povero Taino, che erano uno dei nostri bersagli preferiti anche prima delle partite allo stadio Zini: gli svuotavamo di nascosto le sacche di palloni che lui aveva appena raccolto. Il magazziniere impazziva e noi ci divertivamo un mondo. Gianluca era intelligente, sapeva farsi volere bene dai vecchi del gruppo ed essere amico di noi più giovani. Oggi sono addolorato, ci eravamo un po’ persi di vista, poi durante la sua malattia ci siamo riavvicinati e nel 2019 era venuto a Cremona a cena con gli ex compagni. E’ stato emozionante, conserverò con cura tutti i messaggi che ci siamo scambiati negli ultimi anni”.

La Cremonese arrivò in A, ma in quell’estate del 1984 Vialli passò alla Sampdoria. Il suo primo capitano nella massima serie fu Alessandro Scanziani. È stato proprio Scanziani ad alzare nel 1985 la Coppa Italia, il primo trofeo nella storia della Sampdoria e il primo di una lunga lista nella bacheca di un allora ventunenne Gianluca. “Anche nella lunga malattia Luca ha mostrato lo spirito che aveva in campo – dice Scanziani a ilfattoquotidiano.it – Quando è arrivato a Genova era un ragazzino sempre positivo, che non sia lamentava mai con il mister nè con i vecchi dello spogliatoio. Al limite se qualcosa non gli andava, stava in silenzio. Era generosissimo sia in campo che fuori. Se sbagliavo un passaggio, lui si faceva in quattro per prendere comunque la palla e poi si scusava anche. ‘Guarda Luca, che l’errore l’ho fatto io’, gli dicevo. Ricordo che ogni tanto prestava la sua auto se un compagno rimaneva senza per un giorno. Il feeling con Mancini scoccò da subito, mentre c’era Francis Luca faceva la seconda punta se non l’ala. Poi diventò centravanti con Mancini che gli giocava leggeremente dietro. Una persona rara nella vita di tutti giorni, non solo nel calcio. Davvero farei fatica a pensare a qualcosa di negativo su di lui”.

Con Beppe Dossena Vialli ha vinto lo scudetto del 1991, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa italiana. Hanno condiviso lo stesso spogliatoio blucerchiato per tre stagioni, ma i due si conoscevano già dai tempi della Nazionale. “Era il compagno ideale – esordisce Dossena al telefono – intelligente, ironico, talvolta pungente. Sapeva essere empatico, coinvolgere ed aggregare. Lui in campo era generosissimo, a volte sprecava persino troppe energie pur di aiutare la squadra. Solitamente in un calciatore di quel livello si trova una dose elevata di egoismo, ma lui in campo non era così. Una volta però entrò in spogliatoio dicendo che il centravanti era lui e non capiva perché invece consegnassimo tutte le palle a Mancini. Datele anche a me, no?! Poi sorrise e ci abbracciò tutti”.

Roberto Galia è stato un suo compagno sia alla Sampdoria sia alla Juventus, per un totale di quattro stagioni. “L’ho conosciuto che era un ragazzo – racconta nell’intervista per ilfatto.it – sempre scherzoso ma con una grande voglia di lottare. Si fermava al campo anche ad allenamento finito per lavorare ulteriormente. Veniva da una famiglia ricca e noi lo prendevamo bonariamente in giro per questo, lui invece era di una umiltà unica. Un tempo gli attaccanti erano più egoisti di oggi, mentre lui dava disponibilità anche in fase difensiva, nonostante avesse qualità tecniche grandissime. L’ho ritrovato alla Juve anni dopo e il ragazzo era un uomo maturo che diventò subito un punto di riferimento per lo spogliatoio bianconero”. Dopo la Juventus, Vialli andò nel 1996 a fare l’esperienza in Inghilterra. Nelle giovanili del Chelsea arrivò dall’Atalanta il giovane Samuele Dalla Bona che proprio Vialli fece esordire nel 2000 in Premier League e in Champions League. “Avevo 19 anni e lui è stato il mio allenatore a Londra. Mi aspettavo questa notizia, però speravo non arrivasse mai. Davvero oggi faccio fatica a parlare”.

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