A Valvasone Arzene, in provincia di Pordenone, sulle vetrine del negozio della Cospalat è apparso nel giorno di San Silvestro un cartello “provocatorio” in cui è stata diffusa la notizia di sospensione dell’attività a causa di mancanza di personale “che abbia un minimo di voglia di lavorare“. Il sindaco della cittadina in provincia di Pordenone, appresa la notizia, ha reagito immediatamente con un post sui social network: “Bisognerebbe fornire tutte le informazioni del caso (stipendi garantiti, contesto lavorativo adeguato, come le temperature dei locali e capacità di gestire il personale) prima di esternare affermazioni così pesanti”.

Il testo dell’annuncio affisso sulle vetrine del negozio è duro: “Con grande rammarico ci troviamo obbligati a comunicare che sospendiamo l’attività nello spaccio di Valvasone per mancanza di personale che abbia un minimo di voglia di lavorare”. A spiegarne il significato è Renato Zampa, consigliere di Cospalat Friuli Venezia Giulia, secondo cui il problema di carenza di personale riguarda tutti i punti vendita del consorzio e che l’impresa aveva cercato di assumere nuovi lavoratori, ma senza successo. Il Consigliere ha spiegato a Il Gazzettino che “le candidature sono rappresentate quasi solo da over 50”. “Poi iniziano i problemi – ha detto Zampa – lavorare il sabato non va bene, iniziare il turno alle otto è troppo presto, gli spostamenti sono troppo lunghi. Ecco perché con quel cartello abbiamo voluto provocare. Sarà un caso, ma da quando è comparso il messaggio ho ricevuto tre telefonate”.

Ma secondo il sindaco di Valvasone Arzene, Markus Maurmair, c’è di più: “Da anni l’attività funziona soprattutto grazie alla buona volontà delle persone che vi lavorano. Non vorrei fosse una sorta di giustificazione per una chiusura preventiva collegata al fatto che nelle vicinanze aprirà a breve un’altra attività similare”. Dopo l’intervento del primo cittadino su Facebook Renato Zampa, ha replicato: “Questo Paese sta regredendo e bisogna fare qualcosa per cambiare la mentalità delle persone. Basta assistenzialismo. È tempo di tornare alla cultura del dovere, del sacrificio e della responsabilità”.

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