Sono a processo per aver rapito, legato e imbavagliato un 22enne che terrorizzavano con continue richieste di denaro, costringendolo a salire in macchina e chiudendolo in un appartamento per diverse ore. Ma per la riforma Cartabia il loro comportamento non costituisce più un reato punibile. E perciò due imputati con precedenti, che hanno dimostrato, secondo l’accusa, “una sorprendente pervicacia nelle condotte criminose“, dovranno essere prosciolti dall’accusa di sequestro di persona, e la custodia in carcere disposta nei loro confronti per quel reato dovrà decadere. Arriva da Savona un altro caso-limite che mostra i primi effetti della riforma del processo penale firmata dell’ex Guardasigilli, entrata completamente in vigore il 30 dicembre dopo il rinvio deciso dal governo: tra le altre cose, infatti, la legge trasforma una serie di reati da “perseguibili d’ufficio” a “perseguibili a querela“, cioè solo su richiesta formale della vittima. E non si tratta di fattispecie di poco conto: ci sono i furti aggravati, le lesioni personali stradali gravi o gravissime, le truffe, le violenze private e, appunto, i sequestri di persona non aggravati, previsti dall’articolo 605 del codice penale e puniti con la reclusione da sei mesi a otto anni. In mancanza di una querela (o se la querela è ritirata) i fascicoli per questi reati vanno automaticamente in fumo, così come le misure cautelari già applicate.

Un caso eclatante già raccontato dal Fatto è quello milanese che coinvolge il trapper Simba La Rue, arrestato per aver rapito e malmenato il rivale Baby Touché e appena liberato per mancanza di querela. Qui la dinamica è simile: nel dicembre 2017, a Loano (Savona), un giovane albanese viene avvicinato da tre connazionali più anziani da cui in passato aveva comprato della marijuana, e che da allora – scrive la Procura – lo “costringevano a corrispondere continue somme di denaro”, sostenendo che il prezzo della vendita non fosse stato saldato. I tre – si legge nel capo d’imputazione – “lo colpivano più volte con schiaffi e pugni, lo caricavano su un’Audi scura, lo legavano e lo trasportavano a casa” di un loro complice a Genova, dove lo “picchiavano nuovamente, tenendolo chiuso in casa per alcune ore” e “infine lo liberavano dopo avergli fatto promettere il pagamento di migliaia di euro“. Per questo e per altri due episodi di rapina ed estorsione ai danni della stessa vittima – descritta come ridotta in uno “stato di soggiogazione” – nei mesi scorsi il pm Luca Traversa ha chiesto e ottenuto dal gip la misura cautelare della custodia in carcere per due di loro, sottolineando “il concreto e attuale pericolo che commettano delitti della stessa specie” e la “totale indifferenza, da parte degli indagati, per le norme che regolano la civile convivenza“.

Il quadro accusatorio è talmente solido che l’accusa ottiene dal gip il giudizio immediato, cioè il passaggio al dibattimento saltando l’udienza preliminare, consentito solo quando la prova “appare evidente“. Poco prima di Natale, però, la vittima decide di ritirare la querela nei confronti dei suoi aggressori, forse per paura o forse per senso di “solidarietà” verso persone del suo stesso contesto sociale. E così, grazie all’entrata in vigore della riforma Cartabia, l’accusa di sequestro di persona è finita in una bolla di sapone: alla prossima udienza il pm dovrà chiedere la cessazione dell’efficacia della misura cautelare e il proscioglimento dall’accusa, per sopravvenuta mancanza di una condizione di procedibilità. Nel caso specifico probabilmente gli imputati resteranno comunque in carcere, perché la misura resta valida per le accuse di rapina ed estorsione. Ma la condanna potrà essere sensibilmente ridotta. E più in generale la vicenda fa da un campanello d’allarme su una delle conseguenze più pesanti della nuova legge: l’impossibilità di perseguire reati anche molto gravi, e di grande allarme sociale, in mancanza di una querela della vittima. Una stortura che però, a differenza di presunte emergenze su intercettazioni o abuso d’ufficio, per il ministro Carlo Nordio non è una priorità.

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