Il 2022 è stato un anno di grandi trasformazioni e di grosse difficoltà. Per valutare cosa ci aspetta l’anno prossimo, potremmo partire dal fatto che il 2022 è stato il cinquantenario della pubblicazione dello studio I Limiti dello Sviluppo del 1972. Non era una profezia, ma un’analisi delle tendenze in corso. Diceva che, se niente cambiava, ci si poteva aspettare l’inizio di un declino irreversibile dell’economia mondiale nei primi decenni del XXI secolo. Il risultato dell’effetto combinato dell’esaurimento delle risorse naturali e dell’inquinamento.

Sono fenomeni che avvengono su un arco pluridecennale, ma gli eventi del 2022 sono in linea con la traiettoria già delineata 50 anni fa. Oggi il “Sistema Mondo” sembra una di quelle vecchie automobili che perdono pezzi da tutte le parti, consumano come un Tir e inquinano come una centrale a carbone. Con l’aggiunta che i meccanici non solo non sanno come aggiustarla, ma passano il tempo a picchiarsi fra loro.

Siamo in difficoltà un po’ su tutti i fronti, in primo luogo quello dei combustibili fossili. Dopo la crisi del Covid-19, del 2020, la produzione ha mostrato una certa ripresa, ma soltanto parziale. Per quanto riguarda il gas, gli europei si erano abituati al gas russo a buon mercato e quest’anno hanno avuto una brutta sorpresa. Sostituirlo non è cosa facile, e sicuramente i costi del gas naturale liquefatto sono molto superiori, per non parlare dei costi per le infrastrutture necessarie a gestirlo. E non diciamo niente del carbone, costoso, poco pratico e inquinante. Per quanto riguarda il nucleare, i costi sono fuori dal mondo. Se ne parla seriamente solo dove governi dittatoriali possono permettersi di imbarcarsi in imprese costose e incerte.

C’è poi l’agricoltura, per la quale c’è bisogno di combustibili fossili per i fertilizzanti e per tutte le operazioni di produzione. Al momento, la produzione agricola mondiale è abbastanza stabile, ma i prezzi sono in aumento ovunque. Questo sta mettendo in grave difficoltà i più poveri. Secondo i dati Fao, siamo vicini ad avere un miliardo di affamati, e i numeri sono in crescita. In parallelo, la popolazione mondiale ha visto un vistoso cambiamento di tendenza. Globalmente, sta ancora aumentando, ma se le tendenze attuali continuano, in pochi anni potremmo vedere l’inizio di un declino irreversibile. Su questo punto, I Limiti dello Sviluppo erano stati addirittura troppo ottimisti.

A proposito di clima. I Limiti dello Sviluppo vedevano il cambiamento climatico (e, in generale, l’inquinamento) giocare un ruolo importante solo dopo l’inizio del crollo del sistema economico. Può darsi che, anche in questo settore, le analisi fossero corrette. Per il momento, il cambiamento climatico ha causato disastri più che altro a livello regionale, ma questo non vuol dire che lo possiamo trascurare. La concentrazione di gas serra nell’atmosfera continua ad aumentare, e con questa la temperatura terrestre. Allo stesso tempo, sembra che a nessuno importi più niente di fare qualcosa di serio in proposito, come si è visto con la Cop27 di quest’anno.

Insomma, non siamo messi bene. Sembra proprio che I Limiti dello Sviluppo siano stati anche più profetici di quanto gli stessi creatori dello studio si aspettassero.

Ma ci sono anche novità positive delle quali lo studio di 50 anni fa non poteva tener conto. Uno è la scoperta che l’ecosistema terrestre può avere un importante effetto raffreddante sul clima. Non che questo ci possa togliere dai guai, ma se trattiamo meglio sia le foreste sia gli ecosistemi marini, possiamo fare qualcosa di buono per ridurre gli effetti dei gas serra. Un altro fattore positivo è la crescita dirompente delle energie rinnovabili che oggi hanno prezzi talmente bassi da non avere concorrenti in nessun settore alternativo di produzione energetica.

Se riusciamo ad avere qualche decennio di pace, forse anche soltanto uno o due, ci possiamo aspettare che l’energia solare e del vento riescano a crescere fino a rimpiazzare la maggior parte della produzione di energia da combustibili fossili. Accoppiando le rinnovabili con un efficientamento dei consumi, potremmo ridurre enormemente i problemi sia di disponibilità di energia sia di emissioni.

Ce la possiamo fare? Forse sì. E se ci lavoriamo sopra, gli scenari più pessimistici dei Limiti dello Sviluppo non si avvereranno. E allora buon anno a tutti!

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