Una settantina di italiani, tre motocicliste e un diciassettenne. È una parte, una piccolissima parte, del “popolo” di circa 3.000 persone della Dakar 2023 – la 45° in assoluto e la quarta che si disputa in Arabia Saudita – che scatta il 31 dicembre da Yanbu, sul mar Rosso, con un prologo di 11 chilometri. Il rally raid più duro al mondo, che è anche la tappa inaugurale di un circuito che assegna il titolo iridato di specialità, il W2RC, è articolato nel 2023 su 14 tappe (due in più rispetto al 2022) per un totale di 8.549 chilometri, di cui 4.706 a cronometro. È previsto un solo riposo, lunedì 9 a Riad, la capitale che a fine gennaio ospiterà poi due ePrix della Formula E in cui debutta la Maserati. L’arrivo è previsto per il 15 gennaio sul golfo Persico, a Damman, la città da 4 milioni di abitanti che domina la regione più ricca di petrolio al pianeta.

La metà degli “azzurri” al via è impegnata nella Dakar Classic (più corta e riservata a veicoli d’epoca) e nella prova riservata ai truck, quest’anno di nuovo vivace a causa dell’assenza sostanzialmente imposta alla spedizione russa della Kamaz, costruttore che con i suoi piloti ha vinto le ultime sei edizioni di fila (nel 2022 ha piazzato 4 equipaggi ai primi quattro posti) e 18 delle ultime 21. L’ultima affermazione non russa è italo-olandese e risale al 2016 con l’Iveco guidato da Gerard de Rooy.

I centauri iscritti sono 125 (incluso Ottavio Missoni junior, nipote e omonimo del fondatore della famosa casa di moda), fra i quali anche tre donne (Mirjam Pol, Sandra Gomez Cantero e Kirsten Landaman) che fanno parte di una spedizione femminile alla Dakar 2023 di 35 elementi. I grandi protagonisti sono sicuramente in sella a delle KTM e delle Honda (che ha interrotto il dominio della casa austriaca) e hanno nomi del calibro di Toby Price, Sam Sunderland, Ricky Brabec, Kevin Benavides, Matthias Walkner, Adrien Van Beveren e Pablo Quintanilla.

I veicoli al via sono 365, moltissimi dei quali sono stati sbarcati un paio di giorni fa, dopo essere partiti via nave dal sud della Francia, paese al quale fa riferimento l’organizzazione dell’Aso e che conta anche il maggior numero di iscritti, 194 su 820. Per quanto precisi alla vigilia, i numeri possono cambiare di minuto in minuto. Quella che è certa, almeno finora, è l’età del più giovane iscritto, il polacco Eryc Goczal, un 17enne gratificato da una licenza speciale che correrà nella classe T4 SSV con un Can-Am Maverick dell’Energylandia Rally Team. Per il ragazzo sarà una gara di… famiglia dato che al volante di altri due veicoli ci sono lo zio Michal e il padre Marek.

La gara delle auto è particolarmente attesa perché dopo il debutto assoluto con un buggy elettrico ad autonomia estesa con il quale ha vinto anche 4 tappe dell’edizione 2022, Audi ha anticipato questa volta di puntare al podio. Ha aggiornato l’RS Q e-tron in declinazione E2 (nella foto) per il quale ha anche deciso di adottare un carburante sostenibile destinato ad alimentare il 2.0 turbo che funge da range extender: dal punto di vista ecologico (e forse anche tecnologico visto che il veicolo Audi è sempre alimentato dalle unità elettriche) la casa dei Quattro Anelli ha già vinto la sua gara. Ma l’obiettivo è la classifica assoluta alla quale guarda con interesse avendo schierato nell’ambito di un programma almeno triennale una sorta di “dream team”. Le tre Audi RS Q e-tron E2 sono state affidate a Stéphane Peterhansel, monsieur Dakar dall’alto delle sue 14 affermazioni (6 in moto e 8 in auto), a Carlos Sainz (3 vittorie) ed a Mattias Ekström.

La sfida è con Toyota e il suo pick-up Hilux con il quale il qatariota Nasser Al-Attiyah ha vinto sia l’ultima edizione della Dakar (4 in totale) sia il mondiale di rally raid dopo essere stato anche bronzo olimpico nel tiro a volo. Come team Gazoo, il costruttore giapponese, impegnato anche con un camion ibrido fra i truck, schiera altri due Hilux, pilotati dai sudafricani Giniel de Villiers e Henk Lategan. I fari sono puntati anche sul “cannibale”, l’uomo più vittorioso della storia del rally: al suo settimo assalto, Sébastien Loeb vuole il trionfo che gli è sfuggito finora (due volte secondo assoluto). Il francese guida l’aggiornato Hunter della britannica ProDrive e utilizzato dalla Bahrain Raid Xtreme. Lo stesso team ha sotto contratto anche l’argentino Orlando Terranova e supporta sia il transalpino Guerlain Chicherit sia il lituano Vaidotas Zala, entrambi al volante di un Hunter ma con altre scuderie. Assieme al team X-Raid, Mini, che si era imposta nel 2020 e nel 2021 (tra l’altro con Sainz e Peterhansel), punta sulla nuova John Cooper Works, il cui serbatoio fa il pieno di biodiesel, e sul polacco Jakub Przygonski e all’argentino Sebastian Halpern.

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