Nel terzo trimestre del 2022 l’economia statunitense è cresciuta più delle attese. Il prodotto interno lordo è salito del 3,2% contro una prima stima del 2,9%. Il dato è positivo ma dà margine alla banca centrale statunitense per insistere con la sua stretta monetaria a contrasto dell’inflazione. Lo scorso 14 dicembre la Federal Reserve ha alzato i tassi dello 0,5% lo scorso portandoli tra il 4,25 e il 4,5%, il valore più alto dal 2007. Ma con un’economia in salute e un’inflazione che seppur in frenata rimane al 7,1%, a fronte di un livello giudicato ottimale del 2%, potrebbero indurre la Fed a decidere rialzi più consistenti nei mesi a venire. Di fronte ad una crescita asfittica la banca centrale sarebbe indotta invece a frenare sui tassi che più sono alti più riducono l’inflazione ma penalizzano l’attività economica. Tassi più elevati mettono in difficoltà anche i mercati poiché la quantità di denaro in circolazione, compresa quella da investire in azioni, si contrae e i profitti delle aziende quotate tendono a diminuire.

ù

Di fronte a questa prospettiva gli indici di Wall Street hanno iniziato a perdere terreno, l’S&P500 ha perso del 1,4% con il 98% delle aziende presenti sul listino in rosso, il Nasdaq ha perso il 2,2%. Tra i titoli più penalizzati c’è di nuovo Tesla, in discesa del 9%. Da quando Elon Musk ha comprato Twitter le azioni della casa automobilistica hanno più che dimezzato il loro valore. Intorno alla parità il bitcoin in zona 16.700 dollari. La giornata è stata negativa anche per le borse europee seppur con cali meno accesi. Francoforte ha perso l’1,3%, Parigi lo 0,9%, Milano l’1,2%. Londra ha chiuso in ribasso dello 0,3%.

Articolo Precedente

Tetto al prezzo del gas, attenzione a cantar vittoria

next
Articolo Successivo

Solo “regalini” sotto l’albero dei manager bancari. Bonus di fine anno dimezzati rispetto al 2021

next