Non si può abbassare la guardia contro la corruzione, soprattutto in questo momento in cui i rischi sono più alti, basta vedere quanto accade in Europa e in tanti casi che coinvolgono l’Italia”. A rivendicarlo Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), a margine di un’iniziativa a Roma, a Palazzo Wedekind, per la presentazione delle nuove procedure dei controlli di legalità sugli appalti pubblici della ricostruzione post-sisma.

Se l’Anac era già stato critico con il governo rispetto all’aumento del tetto al contante a 5mila euro, ora, di fronte alle iniziative della maggioranza di centrodestra sul fronte giustizia (dai benefici penitenziari ai detenuti per i reati contro la pubblica amministrazione, prima preclusi dalla legge Spazzacorrotti, fino alla volontà del Guardasigilli Carlo Nordio di cambiare radicalmente legge Severino e abuso d’ufficio, ndr), l’Anac taglia corto: “I risultati raggiunti negli ultimi anni in materia di prevenzione e lotta alla corruzione hanno permesso all’Italia di salire nella classifica di Trasparency International di dieci punti. Un passo indietro, con i fondi del Pnrr, sarebbe un grave errore”.

Ma a preoccupare l’Anac ora sono soprattutto “le bozze circolate del Codice degli Appalti“, in via di approvazione in Consiglio dei ministri: “Ci sono diverse criticità: un allentamento delle misure sul conflitto d’interessi, una limitazione dell’indipendenza dell’Anac e l’eliminazione della possibilità per l’Autorità di effettuare i controlli sull’elenco delle società ‘in house’ degli enti locali”, denuncia Busia, invitando il governo a ripensare le norme, prima del via libera del Cdm. In particolare, ha aggiunto, “le regole sul conflitto d’interessi vanno mantenute e valorizzate all’interno dei contratti pubblici. Non possiamo permetterci che questi finiscano a persone legate a chi li affida. Se ci sono affidamenti diretti, senza alcun controllo, poi, questo riduce le garanzie”.

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