“Le carceri sono la mia priorità“. Parola di Carlo Nordio, che così aveva risposto ai cronisti pochi giorni dopo il giuramento da ministro dalla Giustizia. E invece nella prima legge di bilancio del governo di Giorgia Meloni non solo gli stanziamenti per l’amministrazione penitenziaria non aumentano, ma addirittura subiscono un taglio di almeno 35 milioni nei prossimi tre anni: nove milioni e mezzo per 2023, 15 milioni e quattrocentomila euro per il 2024 e quasi 11 milioni per il 2025. È questa una delle novità contenute nell’ultima bozza della legge di bilancio, datata 27 novembre e appena arrivata alla Camera. Il testo del provvedimento non è ancora bollinato, ma la parte dei tagli non dovrebbe subire ulteriori variazioni.

I tagli all’Amministrazione penitenziaria – La sforbiciata è contenuta nell’articolo 154 del provvedimento, che disciplina le “misure di razionalizzazione della spesa e di risparmio connesse all’andamento effettivo della spesa”. Si tratta di quello che viene definito “contributo dei Ministeri alla manovra“, cioè la spending review che serve a coprire il costo dei provvedimenti varati dal governo, dalla cosiddetta “tregua fiscale” alle più economiche flat tax e quota 103. Come contribuirà dunque il ministero della Giustizia alle spese del governo Meloni? Con la “riorganizzazione e l’efficientamento dei servizi degli istituti penitenziari presenti su tutto il territorio nazionale, in particolare con la ripianificazione dei posti di servizio e la razionalizzazione del personale“. In questo modo, l’esecutivo prevede di risparmiare almeno 9.577.000 euro per l’anno prossimo, 15.400.237 euro nel 2024 e 10.968.518 euro ogni dodici mesi dall’anno successi. E meno male le carceri erano la priorità del guardasigilli Nordio. Ma non solo. Dall’anno prossimo anche il Dipartimento per la giustizia minorile dovrà tirare la cinghia, nel vero senso della parola. Nella legge di bilancio si prevede “la razionalizzazione della gestione del servizio mensa per il personale“, in modo da risparmiare 331.583 euro per l’anno 2023, 588.987 per il 2024 e 688.987 dal 2025.

Le mense della giustizia minorile – I tagli a personale dell’amministrazione penitenziaria e alle mense dei dipendenti hanno subito scatenato i sindacati. “Leggendo il testo della bozza del disegno di legge di bilancio trapelato mercoledì scorso avevamo lanciato l’allarme a causa dell’assenza di qualsiasi misura di supporto per le carceri, nell’esaminare la versione aggiornata a ieri e che starebbe per essere presentata in Parlamento, dobbiamo constatare addirittura un peggioramento con tagli al personale e alle mense. Evidentemente al peggio non c’è mai fine“, dice Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria. “A fronte di 18mila unità mancanti al Corpo di polizia penitenziaria, 85 suicidi (80 fra i detenuti e 5 fra gli operatori) dall’inizio dell’anno, strutture degradanti, penuria e inefficacia di automezzi, equipaggiamenti e strumentazioni, siamo letteralmente esterrefatti e increduli. Se poi mettiamo tutto ciò in relazione a quanto affermato da Meloni nel suo discorso sulla fiducia alla Camera dei deputati e con le ripetute dichiarazioni del ministro della Giustizia e dei sottosegretari, che promettono il miglioramento delle condizioni di lavoro, ci sembra di trovarci su scherzi a parte”, continua il segretario della Uilpa polizia penitenziaria.

Meno soldi alle intercettazioni – E se i tagli all’amministrazione penitenziaria e alla giustizia minorile smentiscono le dichiarazioni d’intenti del guardasigilli Nordio, almeno una voce nella legge di bilancio conferma gli annunci del ministro: le spese per le intercettazioni saranno infatti ridotte di più di un milione e mezzo ogni anno, per la precisione 1.575.136 euro. Già in campagna elettorale, infatti, l’ex pm aveva destato scalpore per aver proposto di tagliare il costo degli ascolti telefonici. Per la verità, però, il taglio previsto in manovra è minimo: nel 2022 nel capitolo 1363 del bilancio del Ministero della giustizia erano stati stanziati per le intercettazioni 213,7 milioni di euro. Dunque alla fine il taglio delle spese ammonta ad appena lo 0,7% rispetto allo scorso anno: una buona notizia vista la nota importanza degli ascolti telefonici per le indagini giudiziarie. Secondo Angelo Bonelli, in ogni caso, con questo taglio “si depotenzia il ruolo investigativo nel contrasto alla criminalità organizzata da parte di autorità e polizia giudiziaria e a la criminalità organizzata festeggia. È una decisione folle e intollerabile che va respinta drasticamente”.

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