Ai Mondiali di Qatar 2022 ilfattoquotidiano.it tifa Marocco: le ragioni della nostra iniziativa (leggi)

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Non è una sorpresa: il Marocco che ferma i vicecampioni del mondo della Croazia sullo 0 a 0 all’esordio del Mondiale in Qatar non può esserlo per quanto ha fatto vedere in campo e per l’evoluzione della nazionale in questi anni. Non è l’Arabia Saudita che batte l’Argentina andando in vantaggio e poi chiudendosi per venti minuti insomma. Il Marocco è una squadra forte: una squadra che ha annullato giocatori come Kramaric, Kovacic, Perisic, praticamente non pervenuti nella partita di oggi.

Inizio timido, comprensibile tremino le gambe in particolare ai più giovani come Ounahi dell’Angers: ovvio allora che a suonare la carica e a far capire che i Mondiali non si guardano, si giocano, sia Amrabat, cuore, cervello e muscoli del Marocco. E anche tackle, come quello che ferma Perisic dopo cinque minuti di palleggio croato e fa capire che il Marocco c’è. C’è e gioca pure bene: la fascia destra con Zyech e Hakimi è forse la migliore in assoluto del mondiale, ma anche dall’altro lato Mazraoui mostra di non essere da meno e di avere un piedino delicatissimo in grado di pescare En Nesyri solo in area da quaranta metri, costringendo Lovren agli straordinari.

Il Marocco si fa preferire fino alla fine del primo tempo, nonostante abbia di fronte i vicecampioni d’Europa: Amrabat riesce a tener alta la squadra nonostante abbia di fronte un centrocampo gran lusso con Modric, Kovacic e Brozovic, e diverse trame interessanti prodotte da Hakimi e Zyech non trovano sbocchi per l’inesperienza di Ounahi. Certo, poi bisogna pur tener conto che di fronte ci sono i vicecampioni del mondo, e il Marocco capisce, per fortuna in maniera indolore, che al netto di generosità e talento non può mai staccare la presa. Sul finale del primo tempo, aspettando il duplice fischio, si rilassa e concede tre occasioni ghiottissime alla Croazia. Prima “Bono” Bounou è costretto a uscire a rotta di collo sull’attaccante croato lanciato a rete, poi è bravissimo a salvare su un tocco ravvicinato di Vlasic e infine Modric grazia i Leoni dell’Atlante tirando di poco alto su una respinta corta della difesa.

Pare evidente in apertura di secondo tempo che il modello scelto da Regragui non sia, come consuetudine in passato, basarsi sugli elementi più talentuosi provando nel contempo a non prendere gol: il Marocco pressa altissimo sul primo possesso croato, e così si conquista una grande occasione con Mazraoui che di testa impegna il portiere croato. E si fa preferire ancora il Marocco nella prima parte del secondo tempo, quando prima Hakimi sgasa su una splendida combinazione con Ziyech, ma non trova nessuno in area di rigore, e poi lo stesso ex interista spara una bomba su punizione che impegna Livakovic.

Colpisce la mentalità del Marocco: niente assalti alla garibaldina come prassi vorrebbe per una piccola “on fire”, come nel ’98 contro la Norvegia ad esempio, ma una gran maturità nel leggere i momenti della gara e fare le scelte migliori. Una mentalità acquisita col tempo e l’esperienza dunque: nel ’98 qualche giocatore militava in Europa, nessuno di questi in un top club, oggi invece solo 3 elementi della rosa giocano in Marocco, la maggior parte in Europa, un buon numero nei top club. D’altronde si parla di una squadra che ha stravinto il suo girone di qualificazione, vincendo sempre e subendo solo un gol.

Col piglio della grande squadra i ragazzi in maglia rossa portano avanti tutto il secondo tempo: contenendo bene e senza soffrire granché, provano anche a pungere la Croazia, senza però riuscirci.Questa forse l’unica pecca: la poca consistenza in area di rigore sia di El Nesyri che di Hamdallah subentrato. Chissà che puntando su Cheddira non arrivino anche i gol.
In ogni caso il punto conquistato dice che in un girone difficilissimo il Marocco c’è, non va solo rispettato ma pure temuto e a questo punto tenuto in considerazione per il passaggio agli ottavi…e poi chissà.

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