Pisa è l’unico capoluogo di provincia in Toscana che non ha ancora aderito al progetto sulla violenza di genere promosso dalla Regione. Dedicato alla formazione di insegnanti e studenti sulle tematiche della parità di genere, violenza di genere e discriminazione, il progetto si avvicina al termine entro il quale gli istituti possono partecipare. Dopo il no della maggioranza di centrodestra in consiglio comunale all’esame d’urgenza della mozione per impegnare la giunta ad aderire all’iniziativa, ora sono gli stessi insegnanti e genitori degli studenti a farsi sentire. Per loro il fatto che i loro figli, i loro studenti e gli insegnanti stessi perdano l’opportunità di partecipare al progetto sulle tematiche della parità di genere non è accettabile. Per questo si sono mobilitati affinché il Comune di Pisa gli ascolti. I docenti hanno espresso il loro dissenso attraverso la raccolta, in un documento congiunto, di quasi 400 firme. Tutti insieme, ma a titolo
personale rispetto agli Istituti nei quali insegnano, cercano di far pressione sul sindaco Michele Conti (Lega). “Il progetto è finalizzato alla prevenzione del bullismo, delle discriminazioni e della violenza di genere – si legge nel documento – La ragione di tale scelta (la bocciatura della mozione in consiglio, ndr) risiederebbe nella considerazione che il diritto di educare al rispetto degli altri, compresa la riflessione sugli stereotipi e la violenza di genere, debba mantenersi a esclusivo appannaggio delle famiglie. Come comunità educante quale siamo, pensiamo che sia un fatto gravissimo, che contribuisce a rendere sempre più vulnerabili la scuola, gli studenti, gli insegnanti e che lede la libertà di insegnamento. La nostra prima responsabilità educativa nei confronti di studenti e studentesse è curare il loro sviluppo come cittadini e cittadine consapevoli”.

Alla protesta degli insegnanti e dei genitori si aggiunge anche quella di Maurizio Berni, dirigente scolastico dell’IIS Santoni di Pisa, che in una documento indirizzato al consiglio comunale di Pisa fa presente all’aula come le parole espresse dal consigliere Francesco Niccolai (di Fratelli d’Italia), nella seduta del 25 ottobre, nei riguardi del progetto siano poco pertinenti in materia di educazione. Niccolai aveva detto tra l’altro che “secondo noi viola i principi educativi che spettano solo e soltanto alle famiglie per Costituzione che viene evocata solo a giorni alterni”. Il documento replica chiedendo “di rettificare l’affermazione palesemente errata e riduttiva per la scuola come Istituzione della Repubblica, relativa alla presunta esclusività della famiglia nel ruolo educativo dei propri figli e delle proprie figlie, riconoscendo all’istruzione pubblica il ruolo educativo che le compete, che discende direttamente dal mandato costituzionale e dalle vigenti leggi in materia”.

Come dice la consigliera provinciale Olivia Picchi, con delega alle Pari Opportunità, violenza di genere e al controllo dei fenomeni discriminatori sentita da ilfattoquotidiano.it: “Il tempo limite per aderire al bando sulla violenza di genere era fissato per giugno 2022. Dopo il no della seduta comunale di ottobre, a novembre consiglio cittadino sulle pari opportunità ha cercato di far riflettere la giunta senza risultati positivi. Adesso che l’anno scolastico è già partito non si può più temporeggiare: il progetto deve partire perché quei soldi devono essere spesi e la giunta comunale deve decidere cosa vuol fare”. Per quanto riguarda gli studenti che sono i diretti interessati a cui è rivolto il progetto, nelle ultime settimane il tema della mancata opportunità di formazione è diventato inevitabilmente argomento di discussione e confronto tra i collettivi studenteschi pisani.

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