Tra le misure che dovranno portare risorse al Tesoro la legge di bilancio includerà probabilmente una riduzione della rivalutazione delle pensioni più alte. Dove per più alte si intende che valgono oltre quattro volte la pensione minima. Detta così potrebbe sembrare si stia parlando di chissà quali privilegiati, in realtà il provvedimento riguarderebbe pensionati che ricevono 2.100 euro lordi al mese, circa 1.700 euro netti. Per tutte queste presone, circa 3 milioni di percettori, l’adeguamento all’inflazione ci sarebbe ma in misura limitata, ossia ben al di sotto di quel circa 12% a cui si attesta oggi il carovita. Significa in sostanza che i loro assegni pensionistici verrebbero ridotti poiché salgono ma meno di quanto facciano i prezzi di beni e servizi. Lo scorso 9 novembre, peraltro, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha firmato il decreto che dovrebbe far scattare dal prossimo 1 gennaio un incremento degli assegni pensionistici del 7,3%. Ora però l’adeguamento potrebbe ridimensionarsi per gli assegni sopra la soglia indicata. Comprensibile che la misura abbia già suscitato proteste tra i sindacati e opposizione.

“Se le indiscrezioni sul taglio della rivalutazione delle pensioni oltre una certa soglia si rivelassero vere, sarebbe veramente un pessimo inizio per questo governo. Si parla oltretutto di un intervento su pensioni lorde (che già non hanno la rivalutazione piena) tali da non poter essere considerate ricche e che sono frutto di anni di lavoro e di contributi.” A dichiararlo esprimendo forte preoccupazione e sconcerto, Carmelo Barbagallo segretario generale Uil Pensionati. “Da quanto apprendiamo il governo Meloni sta lavorando per congelare la rivalutazione delle pensioni. In particolare vogliono colpire quelle di chi ha lavorato per oltre 40 anni versando tutti i contributi“, afferma il segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti. “Il governo intende fare cassa tagliando la rivalutazione delle pensioni? Sarebbe davvero inaccettabile congelare ulteriormente l’adeguamento dell’assegno a milioni di pensionati per finanziare altre misure. Non si può parlare di interventi che tengono conto della sofferenza sociale se poi si elimina la possibilità di recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione”. Così Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera.

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