Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini va in piazza San Marco a Venezia per inaugurare le paratie in vetro che devono mettere in sicurezza la Basilica e i suoi mosaici dalle acque alte. Il passaggio in Veneto gli serve però anche per cercare di disinnescare in anticipo quella che potrebbe rivelarsi una bomba a orologeria nei non facili rapporti tra leghisti veneti e lombardi, tra la Liga Veneta e la Lega per Salvini Premier, in una stagione dei congressi che rischia di diventare incandescente. I “lighisti”, infatti, sospettano che una clausola statutaria di incompatibilità sia stata introdotta appositamente per impedire la candidatura alla leadership regionale dell’assessore Roberto Marcato, padano di lungo corso e fedelissimo del governatore Luca Zaia. Sullo sfondo c’è lo scontro, ormai cronicamente latente e destinato a non emergere mai, tra Zaia e il segretario lumbard. Pur chiedendo di celebrare i congressi, Zaia ha scelto di restare alla finestra rispetto alla linea politica di Salvini, dopo la débâcle delle elezioni che peraltro ha riguardato anche la Lega in Veneto, crollata al 14 per cento e più che doppiata da Fratelli d’Italia. La base, invece, non ha risparmiato critiche per i risultati deludenti del partito, mitigati – per quanto riguarda il numero di parlamentari eletti – soltanto da un accordo pre-elettorale decisamente favorevole con gli alleati di Fratelli d’Italia e Forza Italia.

Il congresso veneto sta diventando il luogo dello scontro tra le due anime leghiste. Salvini ha in mano il partito, finora grazie ai commissari provinciali da lui personalmente nominati, ma punta a far man bassa dei segretari provinciali che li dovranno sostituire a breve. Spera così di controllare il congresso per far nominare segretario l’attuale commissario Alberto Stefani, una sua creatura. Sulla sua strada, però, incombe l’ombra di Marcato che da un paio d’anni non nasconde l’intenzione di candidarsi in Veneto. Di recente si è però imbattuto in una norma dello statuto che impedisce l’elezione a segretario provinciale del partito di chi ricopra cariche di consigliere o assessore regionale. L’incompatibilità non esiste per gli altri leghisti che abbiano una carica, dal sindaco al parlamentare. Solo il livello regionale è tagliato fuori. Per questo la clausola è sembrata costruita su misura per frustrare le velleità di Marcato.

Quest’ultimo è un politico sanguigno e irruento, non a caso denominato “bulldog”. Qualche giorno fa ha rilasciato un’intervista piuttosto minacciosa nei confronti di Salvini. “Il consiglio nazionale della Liga ha chiesto unanimemente di modificare il regolamento per i congressi provinciali eliminando le incompatibilità che sono state previste solo ed esclusivamente per i consiglieri e assessori regionali” ha detto. Aggiungendo: “Se non mi lasceranno candidare alla segreteria regionale, vorrà dire che mi candiderò alla segreteria federale della Lega”. Un’affermazione dal sapore di sfida nei confronti del Capitano, che intende arrivare al congresso federale da capo indiscusso, pronto per la riconferma, magari con acclamazione.

Per evitare ombre o diatribe che esasperino le divisioni con i veneti, davanti alla Basilica di San Marco Salvini dice: “Non ci sono incompatibilità”. Alla obiezione dei giornalisti locali che in realtà esiste un regolamento nuovo di zecca, completato il 4 ottobre scorso da un gruppo di lavoro coordinato da Roberto Calderoli, ha replicato: “Non ci sono incompatibilità, ognuno si può candidare a fare quello che vuole e dove vuole”. Messa in questo modo, sembra che l’impedimento non ci sia, o se c’è sia destinato a cadere. Ne ha approfittato Luca Zaia per commentare: “L’ho sempre detto e penso che non ci sia nessun problema. Infatti, come direttivo regionale abbiamo chiesto deroghe così che tutti siano candidabili”. Di rimando, l’assessore Marcato: “Sono contento che il segretario Salvini condivida la mia richiesta, ma adesso serve una modifica regolamentare da parte del Consiglio federale”.

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