Qualsiasi concessione della nostra terra o della nostra sovranità non può essere definita pace. I compromessi porteranno nuovo sangue. Una vera pace duratura e onesta non può che essere il risultato della completa demolizione dell’aggressione russa”. In un videomessaggio all’International Security Forum di Halifax, postato anche su Telegram, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky fa tabula rasa rispetto alle parole pronunciate meno di ventiquattr’ore prima dal suo consigliere Mykhailo Podolyak. In un briefing con la stampa, infatti, il capo negoziatore di Kiev aveva affermato che se la Russia avesse perso una delle città-simbolo sotto il suo controllo – ad esempio Lugansk – la guerra avrebbe potuto “finire anche prima di liberare tutti i territori occupati con mezzi militari”.

Parole che hanno fatto intravedere la possibilità di una pace più vicina, ma che Zelensky ha scelto di smentire poco dopo. Il capo dello Stato ucraino rilancia invece le sue “dieci proposte” presentate al G20 di Bali, che includono il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina e il ritiro delle truppe russe: “Chiedo ai partecipanti dell’International Security Forum di aiutarci ad attuare questa proposta. Questa è l’unica via per la vera pace”. E afferma che “la Russia sta ora cercando una breve tregua, una tregua per recuperare le forze”, ma “anche se qualcuno potrebbe chiamarla la fine della guerra”, “una tale tregua non farà che peggiorare la situazione, perché “i compromessi immorali porteranno solo altro sangue”.

E intanto da più parti è arrivata la richiesta di lasciare l’Ucraina a chi può, almeno per qualche mese, per non pesare sulla rete elettrica, perché la luce serve ai servizi essenziali, agli ospedali. A lanciare l’appello per primo è stato il capo della più grande azienda energetica privata dell’Ucraina, la Dtek, che fornisce più di un quarto dell’elettricità al Paese. Il suo ad, Maxim Timchenko, ha spiegato alla Bbc che “se si consuma di meno, poi gli ospedali con i militari feriti avranno l’alimentazione garantita”. L’ulteriore conferma che a scandire questa guerra c’è la lotta contro il buio e il freddo di un inverno in cui la tregua – che sia sperata, paventata o promessa – non è ancora all’ordine del giorno.

Dal terreno infatti le notizie che giungono sono di guerra quotidiana: secondo fonti ucraine nel villaggio di Belozerka nella regione di Kherson, soldati russi hanno sparato contro un punto di distribuzione di aiuti umanitari mentre veniva consegnato il pane ai civili e cinque persone sono rimaste ferite. Nella regione di Zaporizhzhia in 24 ore le forze russe hanno bombardato 16 insediamenti uccidendo almeno una persona, stando all’amministrazione militare dell’oblast. Attacco russo anche a Kramatorsk, nel Donetsk: le truppe della Federazione hanno colpito un’area residenziale della città, danneggiando 14 tra singole abitazioni e condomini, ha reso noto il governatore Pavlo Kyrylenko citato dal Kyiv Independent, con un bilancio di almeno due vittime. Le foto pubblicate dai media internazionali mostrano i crateri lasciati dalle bombe e le case distrutte.

E ancora a Kherson, dove l’esercito russo è tornato a bombardare, dopo il ritiro di otto giorni fa: nei video postati dagli abitanti dopo le esplosioni una densa colonna di fumo si alza sopra la città, tra diverso incendi. La vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk, ha intanto annunciato l’inizio dell’evacuazione dei civili che hanno subito danni alle loro case o che sono troppo anziani e malati per affrontare il freddo inverno nella città appena liberata, ma allo stremo, senza elettricità, acqua e riscaldamento. Vereshchuk ha sottolineato che non si tratta di un ordine obbligatorio ma di un invito per mettere le persone al riparo temporaneamente: “Per l’evacuazione verso i distretti occidentali lo Stato si assume la responsabilità del trasporto, le persone devono essere portate nel luogo in cui trascorreranno l’inverno. Verranno forniti case, cure, tutto ciò che serve”.

L’inverno di guerra si prospetta duro e non finirà – per Kiev – fino a quando non avrà ripreso tutto il territorio che ritiene ‘suo’, Crimea compresa. Dove le forze ucraine si preparano all’offensiva, per chiudere il conflitto entro la primavera. A tratteggiare questo scenario è stato il viceministro ucraino della Difesa, Volodymyr Gavrylov. Lo ha spiegato in dettaglio in un’intervista a Sky News, ribadendo poi che i colloqui di pace con il Cremlino potranno avvenire solo quando la Russia avrà abbandonato “ogni centimetro dell’Ucraina”. Parole che fa da eco a quelle di Zelensky che sabato ha ricevuto Rishi Sunak, il nuovo primo ministro britannico, che ha ribadito il fermo sostegno di Londra al governo ucraino a cui ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti e nuovi sistemi di difesa aerea per 50 milioni di sterline.

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