La cosa più degna di nota, per la verità, sarebbe l’assist di Massimo Orlando: un lancio di esterno destro potente e preciso che dalla zona laterale della trequarti mette solo il compagno davanti al portiere. Ma quello segnato dal compagno è l’ultimo gol in maglia viola e un ultimo gol va ricordato: sì, siamo solo al 18 novembre di 32 anni fa, ma quello di Marius Lacatus contro il Cagliari è il suo ultimo gol con la Fiorentina. Un’avventura che avrebbe dovuto essere molto diversa per Marius: era arrivato solo cinque mesi prima, nell’estate caldissima dei Mondiali e dell’addio di Baggio a Firenze per andare alla Juve, con tutti gli annessi e connessi. Cecchi Gori, che aveva appena preso la Fiorentina da Pontello, aveva bisogno di un colpo ad effetto per i tifosi e l’occasione arriva da Italia ’90: una delle squadre più sorprendenti è la Romania dove gioca praticamente tutta la Steaua Bucarest.

C’è Hagi ovviamente, ma contro l’Urss si fa notare con una doppietta l’ala destra 26enne Marius Lacatus. Fa lo stesso sugli spalti la moglie Mariana, non esitando a prendere per il collo alcuni tifosi sovietici che osano criticare il marito. Cecchi Gori vorrebbe entrambi, sia Hagi che Lacatus, ma sul primo c’è il Real Madrid e allora, agevolato dalla presenza di Marius in Italia, nel ritiro di Telese Terme in provincia di Benevento, il patron viola mitiga la rabbia della piazza assicurandosi Lacatus per 3 miliardi di lire. In maglia viola arriva un giocatore che ha già vinto cinque campionati nazionali e la Coppa dei Campioni nell’86, soprannominato “La Bestia” dai tifosi della Steaua che lo adorano: non uno qualsiasi dunque. E infatti abituato alla Steaua il primo impatto con Firenze per Lacatus non è dei migliori: al di là delle parole di rito (“Sognavo di giocare per la Fiorentina”), il commento osservando l’albo d’oro sul gagliardetto è un salomonico “tutto qua?”.

Spocchia che però non trova le basi sulle prestazioni di Lacatus: è un’ala pura, ma l’allenatore della Fiorentina, Sebastiao Lazaroni, lo fa giocare seconda punta al fianco di Borgonovo. Al rumeno piace partire da dietro e inserirsi e quindi in uno schema in cui si ritrova nella maggior parte dei casi a dover gestire palloni che gli arrivano addosso spalle alla porta si sente un pesce fuor d’acqua. E il coro iniziale dei tifosi viola che inizialmente scandiscono “noi vogliamo che segni Lacatus” pian piano si affievolisce e fa spazio ai fischi: neanche Mariana in questo caso può fare granché per arginarli. Fanno eccezione la gara casalinga con l’Atalanta, in cui Lacatus segna una doppietta di testa e in generale gioca un’ottima partita, e quella col Cagliari, in cui incrocia a volo di destro il bel lancio di Orlando facendo secco il portiere avversario e portando la Fiorentina in vantaggio (la gara finirà 1 a 1). Di lì Marius, pupillo di Cecchi Gori e anche di Lazaroni, giocherà titolare altre tre partite, poi l’allenatore brasiliano, ritrovandosi a un punto dalla zona retrocessione, lo toglierà dal campo preferendogli Marco Nappi.

Che l’avventura fosse conclusa e che la scintilla tra lui e Firenze non fosse mai scattata si intuisce già a dicembre dunque, e infatti Marius a gennaio comincia già a parlare di cessione: “Mi vuole il Manchester United e io potrei andarmene”, dirà. Alla fine pure quella di liberarsene diventa un’operazione difficile: le offerte arrivano dal Metz, dal Siviglia, ma vengono opposti quasi sempre rifiuti. Alla fine per liberare lo slot che sarebbe toccato (inizialmente) a Diego Latorre si opta per la rescissione contrattuale. Lacatus decide di provare in Spagna, all’Oviedo, ma i risultati saranno altrettanto deludenti. Si ritroverà alla Steaua, dove farà ritorno nel 1993 vincendo altri cinque campionati: numeri che lo rendono oggi il calciatore più titolato nella storia della Romania.

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