Di testa sì, non su punizione, e il pallone stavolta va dentro. Di fronte a sua maestà Falcao, che di lì a qualche mese avrebbe vinto lo scudetto diventando l’ottavo re di Roma. Ma a Udine non si passa, e non solo per un problema di…porte. Già: quarant’anni fa a fermare Paulo Roberto Falcao e la sua Roma prossima campione d’Italia c’era l’Udinese spumeggiante di Enzo Ferrari e di uno dei calciatori più sottovalutati della storia pallonara italiana: Ivan detto Ivica Surjak.

Era il 1982 e l’Udinese del presidente Mazza e di quella vecchia volpe di Franco Dal Cin direttore generale punta a non essere più soltanto la classica realtà provinciale che naviga tra la Serie B e i bassifondi della Serie A, ma qualcosa di più. Per farlo servono i calciatori forti, ovvio, e allora oltre a prendere giovani promettenti in Italia, da Causio a Massimo Mauro, i friulani prendono gli esperti Virdis e Pulici e due stranieri forti.

Non è un problema sedurli: la Serie A ha già un richiamo molto forte come campionato più competitivo del mondo, dopo il mondiale vinto in Spagna poi giocare in Italia diventa un must, anche in squadre di provincia. E allora arriva il brasiliano Edinho, difensore goleador dal Fluminense e poi come mezzala Mazza riesce a spuntarla proprio per Ivica Surjak. Calciatore atipico, di 1 metro e 90 ma con mezzi tecnici importantissimi, Surjak aveva portato l’Hajduk Spalato alle porte della finale di Coppa delle Coppe e a vincere 4 campionati jugoslavi a suon di gol. Era passato al Paris Saint Germain diventando miglior marcatore in campionato e vincendo la Coppa di Francia a spese del Saint Etienne di Le Roi Platini.

Per un miliardo di lire o poco più passa all’Udinese: la sua classe e il suo sinistro incantano, e la squadra viaggia ben lontana dalla zona retrocessione e in piena lotta per un posto Uefa. Segna di testa alla Roma di Falcao, fermandola sull’uno a uno e poi con un capolavoro su punizione permette ai suoi di pareggiare anche col Pisa. Le punizioni, già: sono una specialità di Surjak, eppure in maglia bianconera qualcosa non funziona, visto che spesso si infrangono sulla traversa. Ne colpisce parecchie il croato tanto che, non si sa se a lui o a mister Ferrari, viene in mente che non può essere tutta sfortuna… ma proprio una questione di fisica.

E allora si manda un addetto al Friuli armato di metro per verificare e il verdetto conferma la tesi: le porte sono più basse di 4 o 5 centimetri rispetto alle misure regolamentari. Va da sé che al quel punto il dispiacere per le traverse beccate da Surjak diventava robetta rispetto a tutte le partite casalinghe trasformate in sconfitte a tavolino per una squadra che viaggiava nella parte sinistra della classifica. In gran segreto, perciò, si adegua la situazione. Leggenda o realtà, Surjak di gol su punizione dopo quello al Pisa non ne segna più, pur offrendo comunque un campionario assai pregevole di giocate e assist: secondo il Barone Causio, infatti, quel lungagnone croato è uno dei migliori calciatori mai visti e tra i più sottovalutati in Italia.

L’Udinese termina sesta, e nonostante l’ottimo apporto Ivica finisce suo malgrado come elemento di troppo: la dirigenza alza il tiro, puntando uno dei migliori calciatori al mondo, Zico. All’epoca si potevano tesserare al massimo due stranieri, e l’Udinese ha già Edinho e l’unico slot disponibile sarebbe stato appunto quello di Surjak. Il problema è che i vertici federali guardano con sospetto a quella operazione, e la bloccano: mentre in Italia si consuma una battaglia che diventa anche politica e sociale (i tifosi scendono in piazza con lo slogan “O Zico o Austria”) l’Udinese deve cautelarsi. Se effettivamente si blocca l’operazione Zico i bianoneri non possono perdere anche Surjak.

Dopo una estenuante vicenda in cui intervengono anche ministri e persino Pertini, Zico arriva e Surjak resta un anno fermo ad Udine. Accetta di buon grado però, comprendendo che Zico è Zico. Dopo un anno di vacanza pagata segue mister Ferrari al Real Saragozza, ma gli infortuni comprometteranno l’esperienza e lo costringeranno al ritiro. Resterà emblema non solo di quella Udinese, ma anche di un calcio scanzonato… capace di alzare le porte in una notte… o di inventare una leggenda in cui succede.

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