Esistono diversi studi sul ruolo e sulla funzione dei castelli, che guardano non solo alle caratteristiche architettoniche dell’uno o dell’altro, ma anche al loro insieme, al posizionamento di vari castelli come un sistema accomunato da una funzione strategica, perlopiù difensiva. Difficile trovare una funzione difensiva comune per i castelli di Aubenas, nella zona del Rodano, di Montbeliard in Borgogna, di If (quello del Conte di Montecristo a Marsiglia) e quello di Edinburgo in Scozia. Ad unirli, tuttavia, c’è la carriera calcistica di Franck Sauzée. Già, centrocampista dal passo principesco nato e cresciuto all’ombra del castello di Aubenas con due passioni: il calcio, e i libri (e chissà quante volte Il Conte di Montecristo gli sia passato tra le mani). A calcio gioca davvero benino: ha un destro micidiale, ha fisico ed è anche molto intelligente, infatti lo nota subito il Sochaux e quindi dall’ombra familiare del castello di Aubenas passa a giocare sotto quella di Montbeliard.

A 17 anni già è in campo: segna tanti gol per essere un centrocampista. Nel 1987 però la squadra retrocede: Franck con 16 gol in campionato la porta a dominare la Division2 e soprattutto con 9 gol in Coppa di Francia la porta ad arrivare in finale, perdendo solo contro il Metz ai rigori. E allora, anche in virtù delle ottime prestazioni under 21 che portano i Blues a vincere l’Europeo di categoria, Sauzée avanza ancora, arrivando nella squadra più forte in Francia in quel periodo: l’Olympique Marsiglia di Tapie. Franck è fondamentale per vincere subito il campionato, segnando 5 gol, tra questi uno bellissimo alla 35esima giornata contro il Psg, che arriverà tre punti dietro al Marsiglia. Vincerà anche l’anno successivo la Division 1 col Marsiglia Sauzée, facendosi apprezzare anche da Le Roi Platini che lo consiglierà alla dirigenza juventina in cerca di calciatori simili.

Ma qualcosa non funziona, e allora Franck decide di passare all’ambizioso Monaco di Arsene Wenger: in campionato arriverà secondo dietro il suo Marsiglia, che però sconfiggerà in finale di Coppa di Francia. Ma il richiamo del Castello di If è troppo forte: torna a Marsiglia, si riprende il centrocampo vincendo altri due campionati (uno sarà poi revocato per l’affare Valenciennes) e soprattutto la Coppa dei Campioni contro il Milan nel 1993. Non può, uno dei migliori centrocampisti d’Europa però, restare in un Marsiglia retrocesso: come tanti suoi compagni va via e sceglie l’Atalanta, con Percassi che per lui sborsa quasi 5 miliardi di lire.

In nerazzurro trova un giovane Guidolin, che ne vuol fare il faro di un centrocampo che deve condividere con Alemao, ormai a fine carriera e De Paola o Tacchinardi: la squadra non assorbe però i rigidi schemi di Guidolin, né Sauzée con la sua stazza riesce a convivere con quei ritmi altissimi. Perciò dopo un buon inizio arrivano diverse sconfitte, Guidolin viene esonerato con Prandelli che prova a mantenere la Serie A e con Percassi che lascia il testimone societario a Ruggeri. Gli unici acuti di Sauzée arrivano in Coppa Italia contro il Cosenza: in campionato segna solo un gol, su rigore nella sconfitta per 4 a 1 contro la Sampdoria. L’Atalanta retrocede a fine anno e Franck torna in Francia: prima allo Strasburgo e poi al Montpellier.

Per chiudere la carriera vola a Edimburgo, per giocare con l’Hibernian: ritrova un castello, e diventa l’idolo assoluto dei tifosi Hibs, giocando ormai da libero e compiendo imprese ricordate ancora oggi tipo segnare di testa rompendosi un paio di denti per l’impatto coi difensori avversari e continuando a giocare con una garza in bocca. Ancora oggi viene soprannominato “Le God” e ritenuto di gran lunga il miglior giocatore che abbia mai giocato in maglia biancoverde. È tornato qualche settimana fa, per un evento di beneficenza, ed è stato tributato con feste e tanti articoli. Oggi compie 57 anni: magari festeggiando all’ombra del bel castello di Aubenas, con un libro in mano…e chissà che non sia quello che gli hanno dedicato proprio i tifosi scozzesi, dal titolo eloquente “There’s Only One Sauzée”.

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