Il tribunale civile di Modena ha annullato l’unione tra una donna di 29 anni, italiana di origini indiane residente in provincia, e un 32enne indiano, residente in India, derivata da un matrimonio forzato. Le nozze erano state contratte in India e trascritte nel registro di Stato civile del Comune italiano. La giovane, che ha anche denunciato il padre in sede penale, nel corso degli anni ha registrato, con dispositivi audio e video, le conversazioni che dimostrano la pianificazione del matrimonio, comprese le minacce.

Con una sentenza firmata dal giudice Eugenio Bolondi è stata accolta la richiesta della donna, rappresentata dall’avvocato Davide Ascari. “Ci sono tante similitudini con il caso di Saman Abbas”, ha detto il legale, “ma questa volta siamo intervenuti in tempo. E anche i genitori, dopo diversi anni, qualche passo indietro lo hanno fatto. Oggi vivono in Germania e lei, la figlia, potrà finalmente unirsi con il giovane che ha conosciuto qui a Modena”. La giovane, all’epoca dei fatti 24enne, aveva registrato con audio e video il piano dei genitori. In una di queste registrazioni si sente il padre che parla con il padre dello sposo dicendo di essere disposto a tutto per risolvere la situazione, perfino a uccidere la figlia che si opponeva al matrimonio forzato. Proprio per questo esiste anche un filone penale, sempre a Modena, dove il padre della donna è indagato per minacce aggravate.

Il matrimonio è stato celebrato nel 2017 in India, nonostante la contrarietà della ragazza. Dopo un soggiorno a Dubai tra i due sposi, una volta rientrati in Italia, la 24enne ha detto alla famiglia che avrebbe rifiutato le nozze. Si è arrivati così alle minacce di morte e alle cause intentate, una di queste, appunto, in sede civile per ottenere l’annullamento del matrimonio registrato negli atti dello stato civile del Comune della Bassa modenese dove la giovane donna vive. Nella sentenza il giudice ha messo in risalto come la donna abbia “domandato l’annullamento lamentando di essere stata costretta a sposarsi a causa di gravi minacce ricevute dalla propria famiglia di origine, specialmente dal padre. Ha precisato di non aver mai avuto rapporti sessuali con il marito, e dunque di non aver mai coabitato con lui successivamente al matrimonio, nonostante i tentativi di quest’ultimo anche di usare violenza nei suoi confronti; ha inoltre evidenziato di aver ricevuto gravi minacce sia dalla propria famiglia di origine che da quella del marito anche dopo la celebrazione del matrimonio e di aver sporto querela per tali fatti”.

L’avvocato Ascari ha detto che la donna, dopo aver saputo della sentenza, “si è messa a piangere”: “Ha espresso tutta la propria gioia e detto di sentirsi finalmente libera. Ora, da domani, potrà pianificare il matrimonio con il ragazzo italiano di origini indiane che ha conosciuto qui”.

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