Lo scorso 27 ottobre il Consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti in coerenza con il Piano Strategico 2022-2024 ha avviato il riassetto dell’area immobiliare, approvando la sottoscrizione delle quote e il conferimento dei principali asset in fase di sviluppo di CDP Immobiliare S.r.l. a favore di un fondo di investimento multi-comparto di nuova costituzione: il Fondo Sviluppo, gestito da CDP Immobiliare SGR.

Obiettivo del nuovo fondo è il finanziamento di programmi finalizzati alla rigenerazione dei cosiddetti “vuoti urbani” (aree degradate o immobili in disuso) e alla conseguente messa a reddito degli immobili, fino ad arrivare alla gestione di un portafoglio in grado di generare liquidità.

Il completamento del piano di riassetto così come avviato da Cdp è atteso entro marzo 2023 e prevede la contestuale messa in liquidazione di CDP Immobiliare Srl. Parte così, da Cassa depositi e prestiti una imponente operazione immobiliare apparentemente tesa al recupero di aree degradate e immobili in disuso cosa positiva ma in realtà può spianare la strada ad ulteriori progetti di privati che potrebbero trasformarsi in vera speculazione immobiliare.

Attenzione! Se il recupero di aree degradate o di immobili, cosiddetti “vuoti urbani” si rivolgesse ad un intervento pubblico per il riuso di questi a fini pubblici, siano essi abitativi, che culturali, sociali o sanitari, non ci sarebbe che fare un plauso. Ma l’operazione di Cdp sui “vuoti urbani” non chiarisce a beneficio di chi.

L’Unione Inquilini in una nota afferma che la decisione del colosso finanziario dello Stato, di sostenere la rigenerazione di “vuoti urbani”, ha lo scopo, della messa a reddito degli immobili, fino ad arrivare alla gestione di un portafoglio in grado di generare liquidità, la cosiddetta valorizzazione, che strizza l’occhio ai privati.

Cassa Depositi e Prestiti è già stata protagonista in questi anni di un’operazione di investimenti su una tipologia di “social housing”, che di sociale ha avuto ben poco, per i canoni praticati e per il ruolo da dominus svolto dai soggetti privati attuatori degli interventi, anche nelle assegnazioni.

Ora Cdp attua una ulteriore svolta, che imprime un carattere ancora più affaristico al proprio ruolo in campo immobiliare. Si avvia, anche con i soldi dei 27 milioni risparmiatori postali ovvero la principale risorsa economica da cui attinge CDP, una operazione che appare già opaca, potenzialmente speculativa, ai fini di interventi di cosiddetta rigenerazione urbana il cui obiettivo fondamentale non è la qualità sociale degli interventi, bensì quella di realizzare plusvalenze da distribuire ai privati con cui si appresta a condividere l’impresa.

Questo avviene in una condizione abitativa del Paese assolutamente drammatica con un trend in forte e drammatica crescita, a causa dell’insostenibilità delle spese per le utenze e il rincaro del carrello della spesa.

Non ha nulla da dire il governo e in particolare il MEF, che per il’82,77% ha il controllo del capitale di Cdp? Non hanno nulla da dire i Gruppi parlamentari e le forze politiche?

I cosiddetti “vuoti urbani”, ovvero l’enorme quantità del patrimonio, in particolare pubblico, in disuso, fonte del degrado urbano di gran parte delle nostre città, dovrebbe essere oggetto di un altro tipo di operazione di rigenerazione urbana: un grande piano pluriennale di investimenti per un vero piano casa, di incremento di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, di residenze per gli studenti universitari, di servizi e spazi pubblici, riqualificando le aree urbane, in particolare le periferie e ripopolando i centri storici. Cassa Depositi e Prestiti dovrebbe essere partner delle Amministrazioni locali e degli enti gestori dell’edilizia residenziale pubblica in questa grande opera di coesione sociale e riconversione ambientale, nonché di effettiva valorizzazione sociale.

Mentre, in Italia si discetta su “Il Presidente o la Presidente del consiglio dei Ministri” accadono queste cose e vengono prese decisioni come quella di Cdp, in un silenzio quasi assoluto, e senza che da parte di alcuna parte politica siano venuti commenti nel merito della operazione avviata da Cassa depositi e prestiti, che vedrà investimenti per miliardi di euro.

Appare evidente che in queste decisioni più dell’indirizzo e utilizzo pubblico delle risorse, conta la necessità di garantire il lucro a privati, basandosi su una questione seria quale è la questione di aree e immobili degradati e più complessivamente della rigenerazione urbana.

Cassa depositi e prestiti afferma di essere al fianco del Paese ricambiando la fiducia dei 27 milioni di risparmiatori postali per sostenere la crescita dei territori e costruire insieme un futuro sostenibile. Forse dovrebbe chiarire meglio cosa intenda per, costruire insieme, per crescita dei territori e soprattutto spiegare gli effetti dei suoi interventi. Fino ad oggi nelle città ne hanno beneficiato essenzialmente i privati, mentre ai risparmiatori postali sono destinati interessi pari allo 0,1% e ai lavoratori di poste una ristrutturazione non proprio senza ricadute.

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