Mi ha colpito parecchio la lettura che i media hanno fatto dell’annuncio di Greta Thunberg. Ovvero l’equiparazione tra la sua affermazione di voler passare il megafono ad altri attivisti con una sorta di abbandono del suo impegno climatico. Si tratta di una lettura a mio avviso abbastanza distorta e propria di chi, Greta, non la conosce affatto. Per due motivi: il primo è che Greta Thunberg già subito pochi mesi dal picco del suo successo ha cominciato a dire che era tempo di lasciar parlare gli attivisti di altri paesi e di altri mondi, in particolare i più poveri e i più colpiti dal cambiamento climatico.

Ne è dimostrazione il fatto che quando un giornalista chiede una intervista a Greta, come accaduto a me varie volte, il suo ufficio stampa risponde sempre dicendo di prendere in considerazione i tanti attivisti sparsi per il globo. Ne è dimostrazione, anche, il fatto che ha deciso di non andare alla Cop27, non solo perché, a suo avviso, si tratta di mero greenwashing, ma anche per lasciare la scena ad altri.

Il secondo motivo è che Greta, così come l’intera generazione dei Fridays, ha una personalità profondamente anti-narcisista, per nulla autocentrata, aperta empaticamente al mondo. Può sembrare un po’ strano per una leader, eppure è così: esistono, per fortuna, nel mondo leader non narcisisti. Come sono tali, appunto, i ragazzi dei Fridays, anche perché solo chi si pone in una prospettiva non antropocentrica, umile, di reale osservazione di ciò che accade senza che la realtà venga offuscata dai fantasmi del sé, può capire realmente la crisi climatica. Dunque passare il megafono è qualcosa che, nel movimento dei Fridays, è normale. Non esistono personalismi, quanto piuttosto una sorta di rete, di comunità diffusa.

Greta è talmente consapevole di sé e del mondo che sa di far parte di un paese fortunato e di una famiglia fortunata, come ebbe modo a dire nel 2019 a New York quasi piangendo. “And yet, I’m one of the luckiest one”. Soffro anche io, eppure sono tra le più fortunate. Una frase che non scorderò mai. Per questo è attentissima a non focalizzare l’attenzione su di sé, a decentrare, a dare voce alle migliaia di attivisti del mondo, visto che il suo movimento è un movimento radicalmente globale, forse l’unico al mondo in questo senso.

E poi ci sono altre ragioni che spiegano l’affermazione di Greta. Anzitutto, il suo carattere. Greta è una ragazza che ha una iper sensibilità estrema verso i mali e le sofferenze del mondo. Chi conosce questo modo di essere, che assurdamente in molti bollano come patologia, sa quanta sofferenza comporta, quanta fatica. Persone come lei hanno bisogno di non stare sempre esposte, ma anche accolte, protette, come ben racconta il bellissimo documentario sulla sua storia. Il secondo motivo è che le tematiche climatiche sono davvero difficili da sopportare, come sa sempre chi se ne occupa. La quantità di notizie catastrofiche, le analisi dai risultati inquietanti, i report continui che ci ricordano la minaccia imminente. Non è facile doversi lavorare su questo tutti i giorni, sempre. Ogni tanto, occorre staccare.

Infine, Greta ama studiare, come ha detto di voler fare. Lo ha dimostrato pubblicando una sorta di “summa” dei temi climatici appena uscita in Italia, The Climate Book (Mondadori), dove ha raccolto i migliori scienziati del mondo per parlare, con lei, di ogni aspetto della crisi climatica. Ma studiare serve anche, appunto, ad approfondire, a mettersi su un piano diverso, meno “bruciante”, più calmante. Per questo credo anche Greta voglia passare molto tempo tra i libri.

In sintesi, Greta non sta lasciando il movimento, come alcuni giornali di destra stupidamente scrivono. Né sta abiurando al suo ruolo. Semplicemente, sa che l’attivismo, a cui lei ha dato vita, è maturo e sta dando i suoi frutti e dunque può permettersi un passo indietro. In questo modo evita di essere sempre l’unica protagonista mentre, saggiamente, protegge sé stessa. Non ci vuole tanto per capirlo. Basta un po’ di riflessione empatica. E zero malafede.

Articolo Precedente

Pecoraro Scanio: “Cop27? Già fallita, la classe politica mondiale è un disastro. Meloni risponde con scelte nemiche del clima”

next
Articolo Successivo

Il Pnrr saprà promuovere il suolo piemontese con metodi scientifici finora ignorati?

next