Domani saremo a Roma a manifestare per la pace. La manifestazione individua il punto centrale del problema che l’umanità ha di fronte: la pace si persegue interrompendo la guerra e non alimentandola. La considerazione è banale ma decisiva. Le comunicazioni main stream sono piene di politici ed intellettuali sostengono di volere la pace ma in realtà propongono semplicemente proseguire la guerra per vincerla. La vittoria della guerra da parte dell’Ucraina e della Nato – il ritiro delle truppe Russe – sarebbe la precondizione per avviare una trattativa, un negoziato. Questa impostazione, non ha nulla a che vedere con la pace.

E’ dalla prima guerra mondiale che i guerrafondai vogliono vincere la guerra come condizione per avviare le trattative di pace. Solo che in questo modo le trattative si possono avviare solo dopo la disfatta di uno dei contendenti, nello specifico della Russia. Come sappiamo, per una potenza nucleare come la Russia, non è accettabile il subire una disfatta sul campo nel confronto con l’Ucraina. Prima della disfatta della Russia, è piuttosto evidente, che vi è il rischio della terza guerra mondiale. Fondare quindi la ricerca della pace ad un evento altamente improbabile e che rischia di aprire scenari ancora peggiori, coincide con la scelta di proseguire ed alimentare il conflitto. Chi vuole vincere per poi aprire trattative è contro la pace e vuole la guerra.

La manifestazione è quindi importantissima perché dice una parola chiara sul punto fondamentale: per arrivare alla pace bisogna ottenere il cessate il fuoco e l’apertura della trattativa qui ed ora, senza condizioni.

Un possibile punto di svolta a livello europeo

La manifestazione di Roma è importante perché può costituire un punto di svolta a livello europeo e aprire positive contraddizioni in Italia. E’ sempre più evidente che la strategia politica statunitense – assunta senza discussioni dalla Nato e dall’Unione Europea – è pesantemente lesiva degli interessi europei ed in particolare tedeschi. La rottura di ogni relazione tra Russia ed Europa produce un vantaggio competitivo per gli Usa – di cui l’Europa diventa dipendente per varie materie prime – e pone radicalmente in discussione la base materiale su cui è cresciuta l’industria tedesca e la sua competitività. Dopo la sbornia antirussa che ha caratterizzato i primi mesi, nella società tedesca questo aspetto è stato compreso e la distruzione del gasdotto Nord Stream fatta dagli “alleati” occidentali ha aperto gli occhi anche agli assonnati…

Si sono quindi aperte contraddizioni all’interno delle classi dominanti tra la linea della Nato e gli interessi materiali del tessuto imprenditoriale e finanziario tedesco. La cosa riguarda anche altri paesi – pensiamo solo all’Italia la cui industria è in larghissima parte legata a doppio filo con quella tedesca – ma in Germania la cosa è più direttamente dirompente. Inoltre in Italia la posizione superatlantica di Draghi, della sua degna succeditrice Meloni e del centrosinistra nel suo complesso, tende a mantenere sottotraccia le contraddizioni che pure esistono e di cui le parole di Berlusconi sono un segnale.

A livello europeo la posizione della manifestazione di domani può quindi diventare il fulcro attorno a cui ricostruire un movimento per la pace. Non esiste oggi un catalizzatore a livello europeo e la manifestazione di Roma, può dare un segno importantissimo. Non vi sfugge che la possibile ripartenza di un movimento pacifista esplicitamente schierato per la trattativa e quindi contrario alla fornitura di armi all’Ucraina, potrebbe saldarsi con le contraddizioni presenti nelle classi dominanti e aprire scenari oggi nemmeno immaginabili. La sudditanza della Ue nei confronti degli Usa poggia su basi fragili ed è fondata sulla prosecuzione della guerra. Nell’apertura di una prospettiva di pace fondata sulla trattativa può determinarsi una ricollocazione dello stesso scenario geopolitico.

Contro la guerra e contro il carovita!

La manifestazione per la pace di Roma di domani è quindi non solo moralmente necessaria ma fondamentale sul piano politico, perché può essere la palla di neve che mette in movimento una valanga. Con questo spirito saremo a Roma come Unione popolare, qualificando la piattaforma con punti importanti – dalla fine dell’invio delle armi alla fine delle sanzioni economiche – ma nella consapevolezza della necessità di costruire un vasto movimento unitario contro la guerra. Qui ed ora.

E’ infatti evidente che per far crescere il movimento contro la guerra occorre intrecciare la lotta per la pace con quella per la difesa degli interessi materiali degli stati popolari. L’inflazione, che sta mangiando i salari degli italiani, è conseguenza diretta della nostra partecipazione diretta alla guerra in Ucraina, è un frutto delle nostre sanzioni. La costruzione di un ampio movimento per la pace, nel suo possibile intreccio tra istanze morali e materiali – la testa e la pancia finalmente riunificate… – può diventare il punto centrale anche per cambiare la dinamica politica del nostro paese. Partecipiamo!

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