“Ormai viviamo in un clima sahariano. Le temperature si abbassano di notte e poi sfiorano i trenta gradi di giorno con un’escursione termica di oltre venti gradi. Stiamo vivendo un dramma”. Bruno Mecca Cici è un agricoltore di Leinì, in provincia di Torino ed è presidente di Coldiretti Torino. A mezzogiorno di un giorno di fine ottobre cammina tra i suoi campi appena seminati mentre il termometro segna venticinque gradi. “Non avevamo mai visto temperature così calde in questa stagione”. Una situazione aggravata dall’assenza di pioggia.

Dall’inizio dell’anno a Torino sono scesi “230 millimetri di acqua” racconta il presidente di Legambiente Piemonte Valle d’Aosta Giorgio Prino che fa un paragone: “Pensate che la soglia di 260 millimetri denota un clima desertico e normalmente ne scendevano 900 millimetri”. Allargando l’analisi alla pianura padana la situazione non migliora. “In quest’area negli ultimi trent’anni la temperatura è aumentata di due gradi e mezzo – aggiunge Prino – un aumento superiore a quello globale”.

L’agricoltura è uno dei settori più colpiti. La scorsa stagione da queste parti si è registrato un calo del 30 percento della produzione del frumento e la situazione quest’anno non sembra essere incoraggiante. “Con le alte temperature queste piantine di mais appena seminato cresceranno troppo in fretta – spiega l’agricoltore – le prime gelate che arriveranno in inverno creeranno problemi nella produzione”.

La situazione secondo Legambiente non può essere definita “un’emergenza ma una crisi climatica. Così come con l’inquinamento abbiamo imparato a slegarci dalla logica dell’emergenza dobbiamo fare la stessa cosa con la siccità – racconta Prino – dobbiamo ragionare in maniera sistemica”. Ognuno deve fare la propria parte. Anche l’agricoltura. “Per questo abbiamo iniziato a usare sistemi di irrigazione che utilizzano meno acqua come il goccia a goccia o il pivot”. Ma non basta. Il mondo dell’agricoltura chiede al governo nuovi invasi che possano raccogliere l’acqua d’inverno per poterla poi riutilizzare d’estate mentre Legambiente si concentra di più sulla necessità di “rinaturalizzazione del fiume affinché torni a svolgere funzioni importanti come la ricarica di falda”.

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