Matteo Renzi inizia a scoprire le carte. E a rivendicare apertamente la presidenza della Vigilanza Rai o del Copasir, le due commissioni bicamerali di garanzia che spettano (per legge o per prassi) alle opposizioni. Un obiettivo a cui era facile capire che puntasse fin da subito, almeno leggendo in controluce le sue dichiarazioni delle ultime settimane. Agli esordi delle nuove Camere aveva subito gridato al complotto di Pd e 5 Stelle per escludere Azione e Italia viva dagli uffici di presidenza, buttando lì che se ne fossero rimasti fuori (come poi è accaduto) avrebbero potuto rivendicare la presidenza del Comitato che vigila sull’intelligence. Ma allo stesso tempo sostenendo di aspirare alla presidenza della Commissione speciale d’indagine sugli acquisti del Covid: “Siccome la Meloni ha detto che farà questa commissione, mi piacerebbe che ci dessero la presidenza, ma sono convinto che a pezzi del Pd non piaccia. Si scommette che non me la danno? Prima di quello mi danno il Copasir, le giunte, mi danno ogni cosa”. Quello dei servizi segreti, peraltro, è un tema a cui Renzi ha già dimostrato di essere affezionato ai tempi del celebre (e mai chiarito) incontro natalizio in Autogrill con l’agente del Dis Marco Mancini, nei giorni di fine 2020 in cui insisteva perché Giuseppe Conte (che avrebbe fatto cadere di lì a poco) rinunciasse proprio alla delega all’intelligence.

E ora, nella Enews di venerdì, il leader di Italia viva cambia completamente versione rispetto a quanto affermato pochi giorni fa: “È stata annunciata una commissione di inchiesta sugli acquisti e gli interventi dell’emergenza Covid. Noi non chiediamo la presidenza di questa commissione anche perché ci sembra più giusto che alla presidenza vada chi era all’opposizione la scorsa legislatura”, cioè a Fratelli d’Italia. E aggiunge una considerazione ricca di significati: “Ci sono delle commissioni che devono essere guidate dall’opposizione. Il Pd e i Cinque stelle le vogliono tutte per loro. E dicono che se la maggioranza vota come presidente uno del Pd o uno dei Cinque stelle si chiama rispetto delle regole. Se invece sarà eletto uno del terzo polo si chiama inciucio. Se sono presidenze che spettano all’opposizione, devono essere assegnate a persone che stanno all’opposizione. Dunque è chiaro che anche il terzo polo ha il diritto – e persino il dovere – di esprimere delle presidenze”. Quelle disponibili sono ancora due: diventa presidente chi ottiene la maggioranza dei voti dei componenti, compresi quelli di maggioranza. E forse qualcuno si ricorderà dei voti di opposizione serviti a far eleggere Ignazio La Russa alla presidenza del Senato.

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