Carlo Nordio come Winston Churchill. A paragonarsi allo storico premier britannico è stato lo stesso neo guardasigilli. Indispettito per le critiche sull’alta età media avanzate nei confronti del governo di cui fa parte, il neo guardasigilli ha ricordato di essere coetaneo di Churchill, all’epoca in cui gli Alleati vinsero la Seconda Guerra mondiale. “Ieri ho sentito in Senato una lamentela sull’età media dei componenti del Governo. In effetti non credo che la saggezza coincida con la vecchiaia, perché una persona a 40 anni – come diceva Marco Aurelio – ha visto tutto ciò che è, che è stato e che sarà”, ha detto l’esponente di Fdi, che con i suoi 75 anni è il componente più anziano del nuovo esecutivo di Giorgia Meloni. Sarà per questo motivo che Nordio ci ha tenuto a replicare a chi critica l’alta età media del governo. tirando in ballo il popolare premier britannico. Ma non solo. “Ricordo tuttavia – ha aggiunto Nordio – che il giovane Napoleone fu sconfitto in Russia da Kutuzov, a Waterloo da von Blücher, che avevano il doppio della sua età e che Churchill celebrò la vittoria su Hitler all’età che ho io ora”.

Tralasciando i paragoni con personaggi storici, poi, il nuovo inquilindo di via Arenula ha confermato quanto anticipato nei giorni scorsi dal Fatto Quotidiano: intende intervenire su reato di abuso d’ufficio. “È un problema che sarà affrontato in un’accurata discussione parlamentare”, ha spiegato interpellato dal quotidiano Il dubbio. “La revisione o l’abolizione del reato di abuso, che paralizza l’amministrazione, è stata chiesta da anni da tutti i sindaci, e vedo con soddisfazione che anche il sindaco di Milano concorda su questa necessità”, ha aggiunto a proposito delle parole con cui Giuseppe Sala aveva accolto l’ipotesi di modificare la norma. “In ogni caso, il problema – precisa il ministro – sarebbe affrontato in un’accurata discussione parlamentare, con il supporto di statistiche tra indagini iniziate e condanne irrogate”.

Sulle carceri, invece, potrebbe esserci un principio di spaccatura in seno alla maggioranza. Dopo il giuramento al Quirinale, infatti, Nordio aveva dichiarato alle telecamere de ilfattoquotidiano.it che “la velocizzazione della giustizia passa attraverso una forte depenalizzazione e quindi una riduzione dei reati”. Ieri, invece, durante la sua replica nell’aula del Senato, Giorgia Meloni ha detto di non essere convinta “che la soluzione al sovraffollamento carcerario, come è stato fatto negli ultimi anni, debba essere quella di depenalizzare“. Anzi, secondo la premier, “la certezza del diritto dipende dalla certezza delle pena, senza nulla togliere al tema della rieducazione del condannato, e penso che per questo servono condizioni di vita molto più dignitose nelle nostre carceri e queste si producono allargando gli spazi”. Parole che sembrano di segno diverso rispetto a quelle del guardasigilli. Il quale oggi è ritornato sul tema: “La certezza della pena – ha detto – che è uno dei caposaldi del garantismo, prevede che la condanna deva essere eseguita, ma questo non significa solo carcere e soprattutto non significa carcere crudele e inumano che sarebbe contro la Costituzione e i principi cristiani”.

Su questo punto è intervenuto pure Francesco Paolo Sisto, senatore di Forza Italia, già sottosegretario alla giustizia col governo di Mario Draghi, che potrebbe essere confermato nello stesso ruolo anche con l’esecutivo Meloni. “Non credo che costruire più carceri significhi più carcere. Può significare un carcere migliore. La pena deve essere giustamente afflittiva ma anche rieducativa, non può essere contraria al senso di umanità e deve tendere alla rieducazione”, ha detto il berlusconiano. Che poi ha citato la riforma Cartabia, alla quale ha collaborato da sottosegretario: “È già scritto nel codice e la riforma Cartabia dice con molta chiarezza che il carcere non solo è extrema ratio ma non è l’unica pena. Anche ai fini deflattivi, immaginare delle forme di diversificazioni della sanzione è una scelta intelligente e utile”.

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