Sembrava un partito in ritirata, tramortito dalla disfatta elettorale e dilaniato dalla fronda interna. E invece, in queste prime ore di governo Meloni, è la Lega che sembra voler dettare l’agenda della coalizione. Forte del nuovo ruolo di alleato affidabile della leader di FdI – in opposizione alle intemperanze di Silvio Berlusconi – Matteo Salvini ha ottenuto per sé il ruolo di vicepremier e ministro delle Infrastrutture e per il partito una corposa rappresentanza al governo (in cui spiccano Giancarlo Giorgetti all’Economia e Matteo Piantedosi, tecnico di area, agli Interni). E ha già iniziato la battaglia per farsi assegnare la delega ai porti e alla Guardia costiera, la più pesante rispetto al tema dell’immigrazione, contesa tra il suo dicastero e il nuovo ministero del Sud e del Mare affidato a Nello Musumeci. Come primo atto da ministro infatti ha scelto di incontrare l’ammiraglio Nicola Carlone, comandante generale della Guardia costiera: un gesto che chiarisce come il leader della Lega rivendichi per sé le deleghe alle infrastrutture più legate all’immigrazione. Concetto esplicitato poi durante la registrazione di Porta a porta: “Assolutamente no”, è la risposta alla domanda se il ministero del Mare possa appropiarsi di quella competenza.

Tra Salvini e Carlone c’è stato “un lungo e proficuo incontro” per fare il punto della situazione anche a proposito di immigrazione, recita una nota della Lega, ricordando che attualmente in area Sar libica ci sono due imbarcazioni delle ong in missione di salvataggio. Con lui il deputato leghista Edoardo Rixi, in pole per un ruolo da viceministro (lo stesso che ha ricoperto nel governo Conte I, prima di essere costretto alle dimissioni per la condanna in primo grado nel processo “spese pazze” da cui è uscito definitivamente assolto quest’anno). Su Twitter l’account del partito festeggia: “Riparte la battaglia all’immigrazione illegale”. Non è detto, però, che Giorgia Meloni apprezzi l’iniziativa. Secondo retroscena mai smentiti, infatti, Salvini – che avrebbe voluto tornare a fare il ministro dell’Interno – è stato tenuto lontano dal Viminale proprio per la sua passata gestione del caso Open Arms, che lo ha fatto finire sotto processo per sequestro di persona a Palermo. Farlo occupare di migranti anche da ministro delle Infrastrutture potrebbe non essere la mossa più saggia.

Il nuovo-vecchio vicepremier, però, non si è fermato lì. Lunedì pomeriggio ha convocato a Roma anche un vertice interno con il neo-ministro Giorgetti e il “gotha” del Carroccio in materie economiche: il responsabile Lavoro del partito Claudio Durigon, il sottosegretario uscente al Mef Federico Freni (probabile una sua conferma nel ruolo), i senatori-economisti Claudio Borghi e Alberto Bagnai, il deputato Massimo Bitonci e il responsabile del Programma Armando Siri, l’ex senatore ideologo della flat tax, il piatto forte del programma elettorale del 2018. E la nota partorita dopo l’incontro somiglia molto a un’agenda di governo: i temi affrontati, si legge, sono “il superamento della legge Fornero, l’estensione della flat tax, gli interventi strutturali sulle cartelle esattoriali, l’ipotesi di revisione del reddito di cittadinanza”. Promesse che non possono passare inosservate nel giorno precedente a quello in cui la neo-premier dovrà esporre il programma dell’esecutivo al Parlamento, come ricorda una nota di Fratelli d’Italia, sottolineando che Meloni “ha lavorato anche oggi sui dossier al centro dell’agenda politica e sta mettendo a punto il discorso che terrà domani alla Camera”, con l’intenzione di “tracciare un manifesto programmatico che ambisce ad essere la base di lavoro di un’intera legislatura”.

Insomma, i due partiti sono all’opera ognun per sè. “Lavoriamo tutto il giorno”, ha detto Giorgetti all’uscita del vertice parlando coi cronisti. “L’impegno è a superare la legge Fornero e questo vogliamo fare, c’è assolutamente spazio per farlo. Poi, ci sono cinque anni davanti ma l’importante è cominciare bene”, afferma invece Salvini. “In attesa che la famosa Europa batta un colpo, perché mi sembra che ognuno si stia facendo i fatti suoi, 10 miliardi sono meglio di niente ma non bastano. Oggi agli economisti della Lega ho chiesto di far combaciare una grande operazione di pace fiscale da reinvestire in aiuto a imprese e famiglie che non riescono a pagare le bollette. Questa è la proposta alla quale stiamo lavorando”. E Siri, sui social, specifica: “Estensione della flat tax al 15%, quota 41, riforma del reddito di cittadinanza e pace fiscale”. Ma Borghi nega di voler scavalcare Meloni: “Era una riunione di partito, penso che anche loro facciano riunioni coi vari dipartimenti. Riunioni sull’economia ne abbiamo sempre fatte, avremmo dovuto sospenderle per l’occasione?”. E poi rassicura: “Sono temi che andranno anche concordati con i partner, perché c’è anche Forza Italia”.

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