Alla fine è riuscito a convincere persino Silvio Berlusconi. Alla giustizia, cioè uno dei due ministeri che lo ossessionano particolarmente, il leader di Forza Italia avrebbe voluto piazzare la fidata Maria Elisabetta Alberti Casellati. E invee per convincere il Caimano Carlo Nordio si è prestato persino all’inedito colloquio attitudinale a Villa Grande, l’Arcore romana. Un pellegrinaggio che non è piaciuto alle toghe ma che è servito allo scopo, dato che ha fatto ottenere al pellegrino Nordio la poltrona più alta di via Arenula. Il ministro della giustizia del governo di Giorgia Meloni, infatti, è questo ex pm famoso per le sue posizioni invise a buona parte dei colleghi: tifoso della separazione delle carriere, del ritorno dell’immunità parlamentare e della prescrizione, ma pure nemico della legge anticorruzione Severino, vorrebbe ridurre le intercettazioni perché dice che costano troppo. Questo solo per limitarsi alle campagna elettorale.

Le dichiarazioni post giuramento – Nelle prime dichiarazioni dopo il giuramento al Quirinale, invece, il neo ministro ha scelto posizioni più morbide. La separazione delle carriere? “È nel nostro programma, ne sono profondamente convinto perché è consustanziale al processo accusatorio che ha introdotto Vassalli 40 anni fa, ma credo che in questo momento sia più importante concentrarsi sull’aspetto pratico cioè l’implementazione degli organici, la velocizzazione dei processi, insomma rendere la giustizia più efficiente”. I primi provvedimenti ai quali lavorerà? “L’attuazione piena del codice Vassalli (quello di procedura penale ndr), un codice firmato da una medaglia d’argento della Resistenza e in prospettiva la revisione del codice penale firmato da Mussolini, ancora in vigore e di cui nessuno parla. Ma visto che la prima emergenza è quella economica a breve bisogna intervenire in quella parte della giustizia che aiuti la ripresa economica e cioè velocizzare i tempi“. Un obiettivo che piace a tutti quello di velocizzare i tempi della giustizia. E infatti Nordio da qualche tempo – cioè da quando il suo nome è stato accostato a via Arenula – parla di “riforme meno divisive, perché nessuno può essere contrario a una velocizzazione dei processi”. Tutto vero, ma il nuovo guardasigilli come intende riuscire là dove tanti altri hanno fallito? “La velocizzazione della giustizia passa attraverso una forte depenalizzazione e quindi una riduzione dei reati”, ha detto uscendo dal Colle, introducendo dunque nel dibattito un tema – le depenalizzazioni – sul quale la sua coalizione (e la sua leader) non si è mai esposta durante tutta l’ultima campagna elettorale. Bisognerà capire, dunque, che tipo di reati intende depenalizzare il neo guardasigilli: i piccoli reati bagatellari? O quelli amministrativi dei colletti bianchi?

L’anti Mani pulite – Nato a Treviso 75 anni fa, esponente più anziano del nuovo esecutivo, Nordio è magistratura dal 1977 e ha trascorso la sua carriera in toga a Venezia. Ha condotto l’inchiesta sulle Brigate Rosse venete, su alcuni sequestri di persona, fino a quando negli anni ’90 ha conquistato notorietà per le indagini sulle tangenti delle Coop rosse: è in quel periodo che polemizza coi colleghi di Milano che si occupano di Mani Pulite. In pensione dal 2017, da editorialista del Gazzettino e del Messaggero si avvicina sempre di più alle posizioni del centrodestra: attacca a testa bassa le riforme dei 5 stelle e la scorsa primavera è tra i sostenitori dei referendum della giustizia promossi da Matteo Salvini. Nordio era favorevole anche ai quesiti che Fratelli d’Italia non appoggiava, come quello contro la Severino: anche se non lo ha inserito tra i suoi punti prioritari, infatti, il neo guardasigilli è convinto che la legge antocorruzione vada limitata. Malgrado questa minima differenza di vedute, il partito di Giorgia Meloni lo ha indicato come candidato di bandiera al Quirinale, prima di eleggerlo alla Camera. E quindi di riuscire a imporlo come ministro della giustizia.

“Cartabia? Andava nella direzione giusta” – Nordio prenderà ora il posto di Marta Cartabia, autrice di riforme che hanno modificato in profondità le regole del processo penale. Che ne pensa di quelle norme il nuovo guardasigilli? Per esempio che opinione ha Nordio sull’improcedibilità, il meccanismo che uccide i processi se non si concludono entro un certo periodo in Appello, introdotto da chi lo ha preceduto in via Arenuta? “Con la ministra Cartabia a breve avremo un incontro. La sua riforma andava nella direzione assolutamente giusta ma aveva dei limiti”. Che limiti? “Una maggioranza politica che in parte non consentiva la piena attuazione perché composita da quelli che si dicono giustizialisti e non garantisti. Oggi abbiamo delle idee molto diverse”, ha spiegato il neo ministro subito dopo il giuramento. È evidente, dunque, che Nordio intende intervenire anche sulle riforme Cartabia.

I consigli di Gratteri – In attesa di capire se riuscirà a peggiorare le riforme della sua predecessora, al nuovo ministro sono arrivati gli auguri dai vari addetti ai lavori: dall’Anm (che ha già chiesto un confronto al guardasigilli) al Consiglio nazionale forense fino al vicepresidente uscente del Csm, David Ermimi. Ma pure appelli da magistrati attivi sul capo. Come Nicola Gratteri: “Mi auguro che il nuovo ministro della Giustizia faccia il contrario di quello che ha fatto il governo uscente che ci ha lasciato riforme che – contrariamente a quanto richiesto dall’Europa – rallentano la definizione dei processi dato che già mancano 1600 magistrati”, ha detto il procuratore di Catanzaro. Che poi ha fornito all’ex collega consigli non rischiesti: “Sarebbe auspicabile aumentare l’età pensionabile dei magistrati su base volontaria da 70 fino a 75 anni. Questa è una cosa che si può fare anche dopodomani. Un’altra cosa che il governo Meloni può fare da subito è fermare l’ emorragia dei fuori ruolo, ci sono in giro 250 magistrati per Ministeri, sarebbe il caso che almeno la metà tornasse a scrivere sentenze o a fare indagini”.

I dossier sull’ergastolo ostativo – Fuori dalla magistratura, invece, realtà come l’associazione Wikimafia definiscono la nomina di Nordio come “un pessimo segnale per la lotta alla mafia“. L’associazione creata a Milano ricorda come in campagna elettorale il neo guardasigilli abbia proposto di risparmiare sulle intercettazioni telefoniche e ambientali per investire quei soldi nelle assunzioni di cancellieri. E a chi lo accusava di indebolire in questo modo la lotta alla mafia aveva replicato così: “Se si crede che i mafiosi parlino al telefono, si ha della mafia una visione infantile”. “Le affermazioni di Nordio denotano una scarsa conoscenza delle indagini antimafia più recenti, soprattutto al Nord. Senza le intercettazioni, molte cose che oggi sappiamo sulla più potente organizzazione mafiosa al mondo, la ‘ndrangheta, non le sapremmo”, scrive l’associazione antimafia. Che poi ricorda come tra i dossier che il nuovo ministro troverà sul tavolo in via Arenula ci sarà anche quello sull’ergastolo ostativo: senza una riforma, che il precedente Parlamento ha affossato poco prima della fine della legislatura, i boss delle stragi potrebbero tornare in libertà anche senza collaborare con la magistratura. Chissà se Nordio ha parlato pure di questo con Berlusconi.

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