di Raffaele Garbellano

Il dibattito sull’atlantismo del nuovo governo lo trovo abbastanza inutile. Porrei invece la questione su due piani diversi. Il primo è quello dell’alleanza militare e della politica estera. Il secondo riguarda il quadro dei valori e la visione della società.

Sull’alleanza atlantica: ammesso che un qualsiasi governo abbia la possibilità concreta di sganciarsi dalla politica Nato, sicuramente non lo farebbe un governo di destra (al netto di Berlusconi di cui non scopriamo certo oggi la vicinanza personale con Putin). È così per ragioni storiche precise. Dal Dopoguerra in poi gli americani hanno trovato sempre una sponda in chiave anti-comunista negli ambienti conservatori. È stato così in tutta Europa. È stato così in Italia. Qui il conservatorismo, infiltrato anche da ex fascisti, si è reso forte dell’appoggio americano. Anche l’MSI non è stato estraneo a questa tendenza. Quindi di cosa parliamo?

Molto più interessante invece è il sistema di valori che questa destra propone. Su questo ci dovremmo interrogare. È davvero atlantista nei valori e nella visione della società? L’attuale compagine di governo si regge su un’ambiguità di fondo tra consenso popolare da destra sociale e conservatorismo restauratore. Prende i voti su promesse di cambiamento ma al governo rassicura l’establishment. Ecco: questo sistema di consenso è davvero in linea con i valori delle democrazie occidentali? O è più vicino ai modelli delle democrazie di plastica orientali (nelle forme più estreme Russia o Turchia)?

L’alleanza militare è un fatto contingente. Il sistema di valori riguarda invece la visione della società. È ben più profondo.

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