Da un lato ci sono i risultati rivendicati dal governo e validati dall’Unione europea sul conseguimento degli obiettivi previsti per il Pnrr. Dall’altro c’è la realtà di un piano che rischia di subire notevoli ritardi. Ma se i timori maggiori riguardano la cosiddetta “messa a terra” delle opere, non vanno sottovalutati gli inciampi burocratici, per molte amministrazioni il vero banco di prova. Dipende soprattutto dalle carte che rimbalzano da un ufficio all’altro la possibilità di rispettare le scadenze previste. Su questo fronte, al momento, qualche contrattempo lo hanno registrato gli investimenti di competenza del Ministero dell’Istruzione. Il programma più importante riguarda gli asili nido e le scuole dell’infanzia, che finanzia 2.190 interventi in circa 2mila Comuni per un totale di 4,7 miliardi di euro. Ed è tra i capitoli finora più tormentati.

Dato che soltanto la metà delle risorse stanziate – in totale 3 miliardi dei quali 2,4 per gli asili nido – erano state richieste dai comuni alla chiusura del bando il 28 febbraio, il ministero era stato costretto a prorogare la scadenza al 31 marzo. L’obiettivo era dare più tempo agli enti locali, soprattutto del Sud, per presentare i progetti. Ma non è bastato. È stato infatti necessario prolungare fino al 31 maggio la finestra per gli asili nido per i comuni del Mezzogiorno (con priorità per Basilicata, Molise e Sicilia). Tutto risolto? Non proprio. Se i soldi che serviranno a costruire o a ristrutturare 333 scuole materne e 1.857 fra asili nido e poli per l’infanzia alla fine sono stati tutti assegnati, la procedura sta andando a rilento.

I tempi stringono: entro il 31 dicembre i Comuni dovranno completare la progettazione esecutiva, mentre entro il 31 marzo i lavori vanno aggiudicati e poi, entro il 30 giugno, avviati. A Bruxelles interessano soltanto le ultime due scadenze. Tuttavia se salta la prima, anche le altre sono a rischio. Il raggiungimento del traguardo della progettazione è messo in forse a causa di ritardi da parte del Ministero dell’Istruzione che, dopo aver pubblicato la graduatoria con gli interventi finanziati il 16 agosto, attende la registrazione del decreto con il riparto delle risorse alla Corte dei Conti. Si tratta di un passaggio formale ma senza il quale non si può aprire il sistema per la firma degli accordi di concessione. Con la conseguenza di rallentare a catena tutta la macchina burocratica. Lo ha denunciato nei giorni scorsi anche l’Anci, l’Associazione nazionale dei comuni italiani, che in una nota ha sottolineato che “alla luce della mancata apertura della piattaforma per la sottoscrizione degli accordi di concessione, si evidenzia l’impossibilità per i Comuni di rispettare le scadenze previste”. Insomma, ormai è tardi per centrare l’obiettivo del 31 dicembre. Dalla pubblicazione delle graduatorie il 16 agosto sono passati quasi due mesi. L’unica soluzione adesso è quella di spostare i termini.

Inoltre, gli enti locali hanno anche ricevuto numerose richieste di integrazione o di chiarimenti sulla documentazione presentata. Un altro elemento che contribuisce a rallentare tutta filiera burocratica che precede la realizzazione delle opere. Per quanto riguarda la distribuzione dei fondi (effettuata anche sulla base del numero di bambini nella fascia 0-2 anni), questi dovevano andare per il 55,29% al Mezzogiorno con lo scopo di ridurre le disparità territoriali. La regione che ha ottenuto il maggior numero di progetti relativi ad asili ammessi al finanziamento è stata la Campania con 80 interventi, seguita dalla Puglia (60) e dalla Sicilia (57). Poi Calabria (49), Basilicata (23) e Molise (10). Va aggiunto infine che 29 poli dell’infanzia verranno finanziati con i fondi degli asili nido.

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