Come avranno notato i più attenti tra i miei venticinque lettori, da tempo ho deciso di dedicare questo mio spazio non al facile esercizio della stroncatura o alla sterile lamentazione della bruttezza dominante, bensì a dare spazio e voce ai pochi eventi degni di attenzione che scopro nella mia ricerca nomade: oasi di bellezza, epifanie improvvise, incontri con uomini (e donne) straordinari. Lampi di verità poetica, quasi sempre fuori dai riflettori del dibattito pubblico, nel migliore dei casi ai margini delle nicchie più esoteriche.

Nelle ultime settimane ho avuto occasione di recarmi tre volte nelle Marche, ospite di tre festival culturali: sono intervenuto a Popsophia, a Pesaro, con un contributo sulle diverse concezioni del tempo nella storia della filosofia, da Eraclito al monologo di Vecna nell’ultima stagione di Stranger Things; successivamente, all’interno degli eventi eventi dello Sferisterio Cultura di Macerata, sono stato ospite degli Aperitivi Culturali, conversando con Cinzia Maroni in un confronto tra I Pagliacci di Ruggero Leoncavallo e The Circus di Charlie Chaplin. In entrambi i casi, ribadisco la rara qualità dell’organizzazione, dagli interventi all’accoglienza. Ma di Popsophia, e dei suoi pregi, già vi ho parlato in questo blog.

In particolare, oggi volevo porre l’attenzione su un evento straordinario, tenuto nel borgo di Valle Cascia. I fumi della fornace, Festa della Poesia, è veramente un piccolo miracolo: come è stato detto in una formula a effetto dai telegiornali locali, Valle Cascia sembrava Atene. Il prodigio realizzato dai ragazzi dell’associazione Congerie non è solo quello di rendere “visibile” un angolo di provincia solitamente invisibile, ma di trasformarlo davvero in un calderone elettrico e misterico di bellezza. Hanno portato centinaia di persone a vedere incontri su Charles de Foucauld, a partecipare a processioni postmoderne, ad assistere commossi a rituali solennemente eretici, a scoprire il pensiero vertiginoso di Rubina Giorgi (in una mostra curata con profondo rispetto e commovente cura da Valentina Lauducci). Ringrazio Giorgiomaria Cornelio, magnete di incontri decisivi, per avermi invitato a delirare sui miei auctores Blake e Baudelaire, accanto a figure care e stimate come Giuditta Chiaraluce e Alessandro Mazzi.

Come notavamo con Graziano Graziani, Luigi Lo Cascio e Roberto Paci Dalò (tre menti fervide e sapienti in altrettanti magisteri, che ho avuto il piacere di incontrare nel festival): c’è qualcosa di vero nel pregiudizio popolare su “i fumi della fornace” che, in seguito a un incidente accaduto nel luogo, avrebbero intossicato la generazione dei ventenni del luogo: ma di un’intossicazione inebriante da iniziazione eleusina. Giorgiomaria Cornelio, Lucamatteo Rossi, Valentina Compagnucci, Elena Martusciello, Valentina Lauducci (e tutti gli altri ragazzi di Congerie) sembrano messaggeri di una razza aliena superiore: sono creature meravigliosamente anomale, di una bizzarria geniale e un fascino travolgente. Sono bellissimi, elegantissimi, coltissimi, irrealmente gentili, traboccano talento e fermento interiore. Sono statue viventi di Dioniso e litanie incessanti a Maria, al contempo ieratiche sacerdotesse e baccanti discinte di culti senza tempo, e per questo dalle mille forme. Non a caso, attirano a sé poeti dalla rara sensibilità e profeti fiammeggianti come Francesco Scapecchi e Alessandro Mazzi, oltre a centinaia di ricercatori spirituali e famiglie di paesi della provincia circostante.

Se volete ancora nutrire qualche speranza sulla permanenza umana sul pianeta, il prossimo anno recatevi a Valle Cascia e entrerete in una dimensione parallela di poesia e iniziazione. Oppure, recatevi al Festival di Ermetica, giovedì 8 settembre in Piazza della libertà a Tolentino, dove alcuni di loro porteranno in scena il Libro di Isaia: secondo libro dal progetto teatrale Antico Teatro Ebraico, per la regia di Lucamatteo Rossi. Ho avuto l’emozione di assistere al rito teatrale, più che allo spettacolo, La specie storta, tratto dai versi di Cornelio che ne ha orchestrato con Rossi i complessi movimenti, affidati alla scrittura collettiva dei ragazzi di Congerie: qualcosa che in mano d’altri sarebbe sembrata la parodia di Marina Abramovic ne La Grande Bellezza è apparso come un portale sul Sacro, in cui melodie popolari e preghiere ancestrali si univano nei gesti, nei corpi, nel canto commovente di Omero Affede, Lerry B. Bordoni e Isabella Carloni. Il senso più profondo del Teatro, compreso attraverso la lezione di Bene e Artaud, è salvo grazie a una congrega eretica di fanciulli meravigliosi.

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