“Se le centrali nucleari sono in attività penso che sarebbe un errore chiuderle privilegiando il carbone“. Il piano del governo tedesco per la dismissione delle sue centrali nucleari ancora attive non piace a Greta Thunberg. Soprattutto se questo significa riaprire centrali a carbone per sopperire alla crisi energetica dovuta ai tagli di gas da parte della Russia. L’attivista è intervenuta al talkshow di Sandra Maischberger, sul canale Ard. La sua dichiarazione si inserisce all’interno del dibattito tedesco in merito alla strategia del governo di rilanciare le centrali elettriche a carbone per ridurre la produzione di elettricità attraverso il gas. A questo si aggiunge la decisione di Robert Habeck, vicecancelliere e ministro dell’Economia e della Protezione climatica, di lasciare collegate alla rete, come riserva d’emergenza, due delle tre centrali nucleari ancora in funzione fino ad aprile 2023, oltre la data di chiusura effettiva di fine anno.

Il carbone resta il male peggiore per Thunberg: è il combustibile che causa le maggiori emissioni di anidride carbonica, il principale gas a cui si deve il cambiamento climatico. In ogni caso, la priorità andrebbe data alle energie rinnovabili, anche di fronte alle emergenze procurate dalla guerra in Ucraina. Le strategie di risoluzione della crisi climatica non possono essere messe in pausa a causa del conflitto: “Ogni guerra è un disastro, e questo su tanti piani. Ma noi dovremmo essere nelle condizioni di occuparci di cose diverse contemporaneamente”, ha dichiarato l’ecologista svedese, criticando il fatto che la crisi climatica non sia trattata come un’emergenza globale, come è successo invece con la pandemia. Thunberg ha ribadito il pericolo di continuare a investire sulle energie fossili, pur affermando di aver compreso la necessità di proteggere i cittadini da costi energetici eccessivamente elevati.

A partire dal disastro della centrale giapponese di Fukushima nel 2011 e dopo i dibattiti sulla sicurezza che ne scaturirono, la Germania ha messo in atto un piano per rendersi indipendente dall’energia nucleare. Prima di quella data i tedeschi avevano 17 reattori nucleari in funzione. Da questi il Paese ricavava circa un quarto della propria energia elettrica.

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