Caro energia? Si deve fare quello che il ministro Cingolani ha ritardato a fare: innanzitutto separare il prezzo dell’elettricità prodotta dal gas da quella prodotta da fonti rinnovabili. È stato fatto ad aprile da Spagna e Portogallo, da noi si poteva fare e non è stato fatto. Poi bisogna detassare gli extra profitti che ammontano a circa 80 miliardi. Va fatto un piano di razionamento dell’energia perché, nonostante le favole dei depositi pieni, avremo dei problemi di razionamento. Vanno fermate le banche centrali, che stanno aggravando la recessione e la disoccupazione. Trovo allucinante che nessuno metta in evidenza questo dato”. Sono le parole pronunciate ai microfoni de “L’Italia s’è desta” (Radio Cusano Campus) dall’ex parlamentare Stefano Fassina, che sottolinea: “Le banche centrali stanno generando disoccupazione, lo ha denunciato ieri anche il Financial Times con un articolo che evidenziava i costi sociali determinati volontariamente e programmaticamente dalle banche centrali. E i governi fanno finta di non accorgersene. Questo è gravissimo. Le banche centrali vanno fermate attraverso interventi sui prezzi e questo è compito della politica. Siamo in un’economia di guerra, ma si fa una politica economica come se fossimo in un fase ordinaria. La guerra la stanno pagando le lavoratrici e i lavoratori”.

Frecciata di Fassina ai tifosi dell’invio delle armi in Ucraina: “Tanti sbandierano questi grandi ideali di solidarietà e di sostegno alla libertà, ma intanto i costi della guerra vengono pagati dai lavoratori. Se vogliamo essere davvero solidali, dobbiamo prima cercare la pace negoziando col nemico, perché la pace si fa col nemico, non con chi sta dalla tua parte. E, in secondo luogo, bisogna distribuire in modo equo i costi. Basta con quelli che si fanno belli con gli ideali e poi scaricano sugli ultimi i costi della guerra. È inaccettabile”.
Riguardo al prossimo ministro dell’Economia, Fassina osserva: “Auspico che venga messo un politico e non un tecnico. Non è vero che a destra non ci siano figure all’altezza. Per esempio ritengo che Giancarlo Giorgetti abbia l’esperienza, la competenza e l’equilibrio per svolgere quel ruolo. Non vedo perché non potrebbe farlo. Ricordo che l’economia non è tecnica, l’economia è politica: nasce come disciplina morale. Quelli che invocano un tecnico al ministero dell’Economia nascondono il segno ideologico e sociale delle politiche che si fanno. Non c’è nulla di tecnico in economia”.

L’ex deputato di LeU si sofferma a lungo sul suo sostegno al M5s: “Io e altri ex parlamentari di sinistra non ci siamo più ricandidati a causa della rottura tra Pd e 5 Stelle e abbiamo dato vita ad un’iniziativa verso il M5s guidato da Conte. Vogliamo contribuire a ricostruire un’alleanza progressista. Sabato 22 a Roma faremo un’assemblea nazionale che vedrà come protagonisti tanti che vengono da un percorso di sinistra ecologista e pacifista. E con Conte espliciteremo questo rapporto politico. Il divorzio tra Pd e M5S non doveva esserci. Il Pd ha fatto un errore grave a erigere il governo Draghi come spartiacque di questa fase. Il M5s ha portato avanti un’agenda di sinistra che noi vogliamo sostenere – spiega – a partire dal salario minimo e dalla questione della pace. Trovo sorprendente che di fronte a minacce di escalation nucleare ci sia un atteggiamento così rassegnato da parte di certa sinistra, mentre dal M5s e da noi viene una forte richiesta di un negoziato e di pace, in sintonia con le richieste espresse in grande solitudine da Papa Francesco. Siamo in una fase in cui sinistra è chi sinistra fa, non si vive di rendita per quello che si è ereditato dal passato. E in questo momento il partito che ha l’insediamento sociale tipico della sinistra è il M5s”.

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