di Armando Mattioli *

Stress, eustress e distress

Lo stress è la risposta dell’organismo tesa a ristabilire l’equilibrio psicofisico modificato da uno stimolo proveniente dall’ambiente esterno, inteso sia in senso fisico che come complesso di relazioni personali e sociali. La reazione di stress è molto complessa e coinvolge in primis quelle aree cerebrali definite “cervello emotivo”, deputato al coordinamento di emozioni, di stati mentali e comportamentali con le attività neuro-endocrine, vegetative e immunitarie. Se la risposta condurrà ad un nuovo soddisfacente equilibrio, si parlerà di eustress, ma se questo obiettivo sarà fallito avremo una condizione sfavorevole per la salute psico-fisica definita distress. Il tipo di risposta si avrà in base a storia individuale, esperienze di vita, tratti caratteriali e corredo genetico della persona sottoposta allo stimolo.

Per un lavoratore un nuovo incarico con maggiori responsabilità può rappresentare una prospettiva allettante e quindi generare eustress, mentre un incarico routinario, privo di responsabilità e perciò non ritenuto dal lavoratore adeguato alle proprie capacità e aspettative causerà una condizione di distress. Per un altro lavoratore, al contrario, potrebbe essere la prima ipotesi a generare distress e la seconda eustress.

Le patologie da stress

Lo squilibrio emotivo, mentale, neuro-endocrino generato dallo stress può causare varie patologie, in primis il “Disturbo dell’adattamento cronico con ansia e umore depresso”, riconosciuto dall’Inail come malattia professionale provocata dallo stress lavorativo; ad essa si possono accompagnare l’abuso di farmaci, alcol e sostanze psicotrope. Altre patologie possono essere di natura neurologica (deficit della memoria, della concentrazione e delle funzioni cognitive), cardiologica (ipertensione arteriosa), metabolica (obesità, ipercolesterolemia, diabete mellito, riduzione massa muscolare), sessuale (ipogonadismo, infertilità, irregolarità e arresto dei cicli mestruali), immunitaria (rischio di infezioni, malattie allergiche e autoimmunitarie, tumori), patologie muscolo-scheletriche. I fattori di rischio per la salute generati dallo stress sul lavoro vengono definiti rischi psico-sociali (RPS) e derivano da inadeguate modalità di progettazione, organizzazione e gestione del lavoro. Se ne riportano alcuni, fra i più significati: carichi di lavoro eccessivi, richieste contrastanti, mancanza di chiarezza sui ruoli, scarso coinvolgimento nei processi decisionali che riguardano i lavoratori, gestione inadeguata dei cambiamenti organizzativi, precarietà del lavoro, mancanza di sostegno da parte dei colleghi o dei superiori, molestie psicologiche e sessuali.

Il mobbing

Il termine mobbing deriva da quello inglese “to mob”, che vuol dire aggredire, accerchiare, assalire in massa. Leymann ed Hege definirono il mobbing “terrore o violenza psicologica sul luogo di lavoro”. Questo fenomeno rientra, come sopra indicato, nei rischi psico-sociali fattori di distress.

Due sono le modalità con cui nel luogo di lavoro può presentarsi il mobbing: quello verticale, esercitato nei confronti del lavoratore da un superiore, e quello orizzontale, esercitato dai colleghi. Può essere intenzionale, detto anche strategico, e si ha nei casi in cui la direzione aziendale, magari ai fini di una riorganizzazione, intenda indurre un lavoratore a licenziarsi, evitando così di ricorrere alle normali e più onerose procedure contrattuali. Può anche essere emozionale, legato cioè a contrasti interpersonali; in questo caso, è spesso frutto di una cattiva organizzazione e gestione del personale, è cioè legato alla presenza di rischi psico-sociali.

Responsabilità del datore di lavoro

Il datore di lavoro ha una posizione di garanzia nei confronti dei dipendenti, deve cioè adottare “tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”, a mente dell’articolo 2087 del codice civile. L’art. 28 del d.l. 81/2008 prevede invece esplicitamente l’obbligo per il datore di lavoro di valutare lo “stress lavoro-correlato” (S.L.C.). Nel caso in cui contravvenga a questi obblighi e un lavoratore, a causa della presenza di fattori di rischio psico-sociali, si ammali di “Disturbo dell’adattamento”, il datore di lavoro se ne dovrà assumere la responsabilità. Infatti, questa patologia si può configurare come “lesione personale grave” di cui all’art. 590 del codice penale, ma può dar luogo in alternativa anche ad un’azione risarcitoria in sede civile.

* Medico del Lavoro, ha gestito per 15 anni lo sportello “Mobbing e S.L.C.” di una Usl umbra con circa 120 casi, collaborato alla stesura della Legge regionale sul mobbing e partecipato al gruppo “Mobbing e SLC” INAIL-Regioni.

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