Nulla di fatto. La Puglia non avrà la sua legge regionale sul fine vita. Il Consiglio regionale pugliese ha, infatti, bocciato la proposta di legge per introdurre la “Assistenza sanitaria per la morte serena e indolore di pazienti terminali“. L’Aula ha votato contro al primo articolo della pdl presentata dal consigliere regionale del Pd Fabiano Amati, facendo quindi decadere tutta la proposta.

“Gran parte della maggioranza – commenta Amanti – salva Cassano, forse per coprire tutte le coincidenze tra assunzioni all’Arpal, fede politica e parentele, e buca la legge sul fine vita. Due punti fondamentali, l’uno di buon andamento della pubblica amministrazione e l’altro sui tanto decantati diritti civili, peraltro propagandati nei programmi elettorali. Una combinazione di complicità, crudeltà, eversione e caos sono ormai gli ingredienti. Ma io farò di tutto per riportare il mio partito al governo delle cose serie e concrete, distaccandolo dai giochi di potere suggeriti dal presidente Emiliano“. Il riferimento è al rinvio della discussione sulla proposta di legge per modificare l’assetto societario dell’Arpal, l’Agenzia per le politiche attive del lavoro presieduta da Massimo Cassano.

La proposta, come si legge nel testo, aveva come “fondamento giuridico la sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019″. Intervenire, “in attesa di una norma statale in grado d’introdurre una normativa eventualmente innovativa”, con l’obiettivo di “dettagliare i tempi e i modi del procedimento e a eliminare eventuali residui d’incertezza e problematicità, al cospetto di un tema altamente sensibile e perciò fonte di notevoli dubbi applicativi”. Alla fine, però, l’aula non approva.

“La legge regionale per l’aiuto medico a morire è stata bocciata. In una regione in mano alla destra? No: in Puglia“, commenta con sarcasmo Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che si batte per l’introduzione della legge sul fine vita in Italia. Tra le motivazioni utilizzare per votare contro è stato anche utilizzato l’argomento che questo punto non farebbe parte del programma di governo stilato nel 2020. Bocciatura oggi sostenuta anche dal Movimento 5 stelle che ritiene che il tema non sia di competenza regionale. “Il pretesto del programma elettorale – scrive sempre Cappato sui social – è offensivo nei confronti del buon senso ma anche dell’autonomia dei consiglieri regionali”.

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