Hanno iniziato l’anno termico con un fornitore di ultima istanza e continuano ad avere problemi, che resteranno anche nel futuro. Le forniture di gas sono il nuovo scoglio per il rilancio dell’ex Ilva di Taranto, gestita da Acciaierie d’Italia, riducendone la capacità produttiva per ammissione degli stessi vertici. L’ultima difficoltà per il siderurgico nelle mani della joint venture di Invitalia e ArcelorMittal è stata confermata dal presidente Franco Bernabé e dall’ad Lucia Morselli. “Stiamo sviluppando un piano di emergenza per far fronte alle difficoltà che abbiamo e che continueremo ad avere”, ha chiarito Bernabé. Come molte aziende energivore, l’acciaieria al momento non ha certezza di chi nei prossimi mesi farà arrivare il metano necessario per mantenere in vita lo stabilimento pugliese. Morselli, ha detto ancora Bernabé, ha lavorato in queste ultime settimane “per mettere l’azienda in sicurezza anche di fronte ad uno scenario molto complesso” e “soprattutto stiamo lavorando a una diversificazione delle fonti di approvvigionamento”.

Quindi ha sottolineato lo “sforzo” di Acciaierie d’Italia per “tutelare la continuità produttiva” a Taranto. “Non possiamo farci trovare impreparati”, ha concluso. A tutelare l’ex Ilva – che da sola consuma circa il 2% del metano utilizzato in Italia – c’è l’essere considerata un’attività strategica, quindi come accade per i servizi essenziali è sostanzialmente impossibile che le forniture vengano completamente interrotte. Al momento però non si sa chi farà arrivare il gas negli impianti pugliesi. Fino a settembre l’azienda siderurgica ha avuto un contratto con Eni, ma l’accordo non è stato rinnovato per l’anno termico iniziato lo scorso sabato e che si chiuderà il 30 settembre 2023.

Dal Cane a sei zampe fanno sapere che “alla luce della forte incertezza e instabilità che da molti mesi caratterizzano lo scenario dei mercati energetici”, Eni “ha dovuto valutare con la massima prudenza il proprio impegno sulle forniture di gas per l’anno termico 2022/23″. Ciononostante, spiegano ancora da Eni, sulla base di quanto deciso dall’Autorità per l’Energia, si è data la “possibilità di prolungare la fornitura di gas per il mese di ottobre a tutti i nostri clienti che avessero contratti in scadenza a fine settembre” e “che non avessero potuto concludere nuovi accordi con altri fornitori (come da comunicazione ricevuta dal trasportatore), ivi espressamente inclusa Acciaierie d’Italia”. Fonti di mercato vicine all’azienda siderurgica sostengono invece a Ilfattoquotidiano.it che quell’offerta non sia mai arrivata. Informazione poi ufficialmente confermata dall’azienda. Fatto sta che Acciaierie d’Italia ora è con un fornitore di ultima istanza mentre dà la caccia a chi potrà soddisfare la grande richiesta di gas per il prossimo anno termico.

Impossibile sapere se su tutto questo ha avuto un peso – e se lo avrà in futuro – lo ‘storico’ dell’ex Ilva nei confronti dei propri fornitori, compresa la stessa Eni. Nella relazione finanziaria allegata alla semestrale del colosso dell’oil&gas infatti era stato messo nero su bianco che, al 30 giugno scorso, Eni vantava “un credito commerciale per forniture di gas naturale al cliente (…) dell’ammontare di circa 285 milioni, di cui 98 milioni scaduti e ulteriori 80 milioni in scadenza al 15 luglio”. L’ex Ilva, insomma, non aveva pagato le bollette e in quelle settimane reclamava “un allungamento delle dilazioni di pagamento”.

Di certo si sa che la carenza di gas sta già influendo sull’attività del siderurgico, come ha confermato l’amministratrice delegata: “Riduce un po’ la capacità produttiva perché la quantità di gas disponibile va diminuendo. Perciò credo che l’azienda abbia gli strumenti per passare attraverso questo percorso un po’ stretto che ha davanti e che riguarda non solo Acciaierie ma tutte le imprese d’Italia per i prossimi due anni. Saranno un po’ complicati, ma ci sentiamo più forti”, ha detto Morselli. Il rilancio dell’acciaieria – che passa dalla possibilità di far viaggiare gli impianti a una marcia maggiore – si allontana: “Questa situazione – ha spiegato Morselli – ha rallentato un po’ l’aumento della produzione perché il gas ha un prezzo che non posso che definire se non quasi inaccessibile”. Quindi, ha ammesso, “abbiamo dovuto un po’ ridisegnare il processo produttivo”. Nulla, ha garantito, che “possa compromettere il futuro dello stabilimento”.

Twitter: @andtundo

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