C’è una foto di qualche giorno fa che mi ha colpito. È una cena in pizzeria: una donna di nome Cristina, 39 anni come me, a tavola con le sue amiche. Una foto come tante, ma in realtà c’è dietro una storia unica. Cristina ha infatti fatto un primo passo nella normalità, in un quotidiano davvero difficile da affrontare. Cristina Rosi, ne avrete letto la storia sul Fatto Quotidiano, il 23 luglio 2020 ha avuto un arresto cardiaco, al settimo mese di gravidanza. La bimba, Caterina, è venuta alla luce durante il coma di Cristina, grazie ad un parto cesareo. Cristina, grazie ad una raccolta fondi lanciata dal marito Gabriele Succi, nell’aprile 2021 è stata trasferita da Pontedera, a bordo di un aereo attrezzato con un team di medici e rianimatori, a Innsbruck in una clinica specializzata.

Sono stati raccolti oltre 190 mila euro grazie a 5.496 donazioni per permettere un programma di riabilitazione a Cristina. Si è risvegliata dopo 11 mesi di coma, la sua prima parola è stata “mamma”. Da lì la speranza si è riaccesa: il nuovo trasferimento in Italia, il primo incontro con Caterina, il ritorno a casa ad Alberoro lo scorso agosto con il marito e la piccola. “L’organizzazione della giornate in casa non è semplice – ha scritto Gabriele sulla campagna, aggiornando i donatori – ma possiamo contare nell’aiuto di una vera e propria famiglia allargata per l’assistenza giorno e notte”. Sono migliaia le persone che ci hanno creduto e che sono state ringraziate per il dono di qualcosa che supera qualsiasi tipo di valore economico.

Quest’anno il Sistema sanitario nazionale compie 44 anni dalla sua istituzione nel 1978. Alcune volte non ci rendiamo conto dell’importanza di avere un sistema che si basa su universalità, equità e uguaglianza, in cui la solidarietà (attraverso la fiscalità generale) ci permette di avere prestazioni, medici e pediatri, assistenza, farmaci e molto altro. Non è scontato in tanti altri Stati e non è la priorità per molti governi del mondo. Quando abbiamo portato in Italia e in Europa GoFundMe – piattaforma nata non a caso negli Usa, proprio in uno di quei contesti in cui welfare e assistenza sanitaria non sono affatto scontati – non credevamo che la categoria di raccolte fondi mediche sarebbe stata la maggiore.

Eppure, da quando sono direttrice della piattaforma, ci siamo resi conto che anche qui GoFundMe viene utilizzata per riempire alcuni di quei “vuoti” del welfare che tante persone e tante famiglie provano sulla loro pelle quotidianamente. Se da un lato l’assistenza sanitaria è garantita sono tante le difficoltà che si trovano a fronteggiare partner, genitori, amici, familiari. Tutto ciò è purtroppo facile da comprendere solo se si è affrontata questa esperienza nella vita: lunghe attese per le visite specialistiche, sussidi non in linea, terapie e protocolli non presenti o non ancora erogati dal Ssn. Tutto ciò in un insieme di altre difficoltà: ad esempio le spese per il trasferimento in ospedali specializzati fuori dal proprio territorio, o il fatto che tante persone mettono in pausa il proprio lavoro per dedicarsi alla cura di cari in casa o in ospedale. In uno di questi tunnel si riesce a vedere la luce solo nella parola “speranza”, che racchiude la possibilità di guarigione, di convivenza con una malattia, di vivere ancora, al di là dell’aiuto materiale, che c’è, ma non è tutto.

È la speranza che muove tutto, dicevamo, come nel caso di Achille, anche lui spinto da oltre 6.350 persone che hanno donato più di 400 mila euro per degli interventi che possono cambiare la sua vita. Achille è affetto dalla malattia di Norrie, una malattia rarissima caratterizzata da cecità totale bilaterale e spesso associata a sordità, ritardo nello sviluppo psicomotorio o disabilità cognitiva. Non c’è una terapia, la malattia è davvero troppo rara. “Ci hanno detto che non si può fare nulla per la sua vista. Ma non possiamo aspettare passivamente che le cose accadano – spiegano i genitori, Sara e Simone – senza sapere se in qualche parte del mondo si possa fare qualcosa per lui”.

Quella parte del mondo è Detroit, dove la famiglia di Achille è atterrata qualche giorno fa. Il percorso, immaginato dal medico chirurgo vitreo-retinico pediatrico, prevede degli interventi chirurgici che possano portare al 50% la probabilità di recuperare la percezione della luce su almeno uno dei due occhi del bimbo. La buona notizia è che il 7 settembre Achille ha affrontato il primo intervento all’occhio destro negli Usa. I genitori, ringraziando i tantissimi donatori, hanno scritto un aggiornamento: “I chirurghi sono molto soddisfatti dell’intervento. Solo col passare dei mesi però si riuscirà a capire se Achille potrà percepire la luce”.

L’ultima buona notizia arriva da Christian Volpi. Riguarda i risultati dei mondiali e degli europei di paracanoa a cui ha partecipato: quinto del mondo, quarto in Europa, sfiorando il podio in entrambe le gare. Christian si allena da nove mesi, dopo aver perso le gambe in un incidente stradale. Oltre 5.600 persone hanno donato circa 160 mila euro nel maggio 2021 per l’acquisto di protesi di ultima generazione (non coperte interamente dal nomenclatore), per le cure riabilitative fisiche e psicologiche e per rendere la sua casa agevole per la sedia a rotelle. Questo rapporto di fiducia instaurato con i donatori e la grande ondata di solidarietà ricevuta hanno fatto diventare Christian ancora più determinato nel raggiungere il sogno delle Olimpiadi. La sua forza di volontà è lì a dimostrarlo.

Queste e altre storie dimostrano quanto insieme ci si possa aiutare in momenti di difficoltà. Con fiducia verso il prossimo, costruendo speranze che senza un aiuto collettivo e comunitario non potrebbero esistere.

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