Il deputato uscente di Leu Federico Conte, salernitano, ha rinunciato alla possibilità di un bis. Il Pd gli aveva proposto un posto al numero due del listino proporzionale del Senato nella circoscrizione Campania 2. Conte passa il turno e lo fa in aperta polemica con il “patteggiamento” tra Enrico Letta e Vincenzo De Luca sulle candidature in Campania, che ha lasciato al primo il campo libero ai paracadutati, in cambio di alcuni posti garantiti ai fedelissimi (e al figlio Piero) del governatore.

Perché ha rinunciato alla candidatura?
Non potevo accettare, dopo le battaglie condotte con Articolo Uno, di far parte di una lista che in Campania è espressione di un patteggiamento che ha dato il via libera alla candidatura di personalità nazionali in Campania 1 (Napoli e provincia), e ha riconosciuto al sistema De Luca il diritto di nomina e di veto per quelle di Campania 2 (Avelino, Benevento, Caserta e Salerno). In particolare, è significativo il fatto che al Senato i capilista siano entrambi del nord.

Dario Franceschini e Susanna Camusso: due nomi di peso.
Pur con tutto il rispetto per il prestigio degli interessati, è una scelta che si presenta come un atto di subordinazione politica per la Campania. Le candidature sono l’atto di legittimazione dei partiti, devono perciò rappresentare i territori e il meglio che essi esprimono. Una esigenza, quella della rappresentanza, che andava difesa strenuamente dagli effetti distorsivi di una legge elettorale liberticida, che il Parlamento uscente ha la responsabilità di non aver modificato, che priva i cittadini del dritto di esprimere la loro preferenza.

Lei accenna al sistema De Luca: quali danni ha causato al Pd?
I danni che il “deluchismo” ha procurato e sta procurando non rilevano solo in termini elettorali, che pure sono significativi, ma soprattutto per gli effetti sull’opinione pubblica e sull’immagine del partito che si proietta sul Paese da tempo. Un sistema di potere che nega la dialettica democratica, offende le coscienze libere e incide anche sulle nuove generazioni, impedendo che si formi una nuova classe dirigente. Il “deluchismo” non promuove politica ma populismo demagogico, che, essendo fine a sé stesso, nuoce alla politica e soprattutto alle ragioni fondanti del Pd, tutt’ora valide.

Cosa ha sbagliato Letta?
Non sta a me sindacare le scelte di Enrico Letta sul piano generale, anche perché ha operato in condizioni di difficoltà. Osservo solo che poteva fare di più per la costruzione del Campo largo e soprattutto per non far saltare l’alleanza con il M5S, per poi perdere anche Calenda. Una strategia delle alleanze rivelatasi debole. Lo dimostra la costruzione di una lista che sembra pensata non per vincere le elezioni, su un programma di cambiamento e con una nuova classe dirigente, ma per proporre un voto utile di secondo livello al Pd, come alternativa a Fratelli d’Italia piuttosto che al centrodestra. Una sfida che andava e va, invece, combattuta sui contenuti e il rinnovamento del partito, non cedendo alle correnti e ai potentati locali, come nel caso di De Luca, così mortificando i territori.

Ed ora come si comporterà in campagna elettorale? Nella sua Eboli alla Camera il Pd candida il deluchiano Luca Cascone e il M5s risponde con il fratello del sindaco pescatore, Dario Vassallo. Come commenta i nomi in campo?
Non trovo corretto giudicare i candidati sul piano personale, ma valutandone la politica, le azioni e il coraggio con cui sosterranno le loro battaglie di denuncia e di proposta, soprattutto per il Mezzogiorno, che è scomparso anche dal dibattito elettorale oltre che dall’agenda politica. Una battaglia, quella per il Sud, che sosterrò con le mie idee anche in questa campagna elettorale. Mi piace ricordare che Angelo Vassallo, della cui storia Dario si è fatto interprete, nasce come politico nella stessa tradizione socialista della mia famiglia, che lo ricorda con grande ammirazione.

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