Una Juventus non bella ma generosa perde 2-1 al Parco dei Principi contro il Paris Saint Germain nell’esordio di Champions. Gara tra due squadre con una storia recente simile: il dominio casalingo e l’ossessione vana per la vittoria della coppa dalle grandi orecchie. Certo, fasi differenti nell’ultimissimo periodo: col Psg fresco di rivoluzione e la Juve che prova a ritrovarsi nella restaurazione allegriana. E dopo le ultime uscite in campionato per i bianconeri appariva evidente che non sarebbe stata una scelta saggia impostare una gara su quello stile, meme a parte. E infatti quando la Juve si chiude dietro bastano sei minuti al Paris Saint Germain per trovare il gol: il passaggio di Neymar è quasi di scherno nella sua banalità di scucchiaiata in avanti, ma Mbappé scappa a Bremer e la deposita alle spalle di Perin.

Il segnale per i bianconeri arriva: giocare in velocità mette alle strette un Psg che in fase di possesso è quel che è, inevitabilmente, con Mbappè, Messi, Neymar e Verratti, ma che dietro è leggerissimo tanto che i bianconeri vanno vicinissimi al gol quando Paredes accelera e Cuadrado pesca Milik al centro dell’area, ma il colpo di testa è centrale e nello stesso tempo Donnarumma ha un gran riflesso. Ma è il Psg a raddoppiare dopo venti minuti con Hakimi che sfonda a destra e mette al centro per Mbappè che brucia nuovamente tutti e porta i francesi sul 2-0.

Ci sarebbero le basi per l’imbarcata dai minuti iniziali: evidente a fine primo tempo che un modello basato su sofferenza e ripartenza non è più attuabile contro avversari con organici superiori. Poteva reggere quel modello con una coppia oliata come Bonucci e Chiellini con cinque anni di meno coadiuvata da gente come Khedira, Pjanjc, Matuidi, non oggi che le differenze rispetto alle big europee si sono accentuate. Ma attenzione, il Psg è tutt’altro che perfetto: un’opulenza a volte stucchevole e pure controproducente in attacco con tanti tacchi e pochi tocchi utili, tanto egoismo dei suoi solisti che ad oggi inevitabilmente solisti restano e amnesie incomprensibili in difesa.

Infatti la squadra di Galtier va in difficoltà in apertura di secondo tempo, quando la Juve assume l’iniziativa e riesce anche a riaprirla con un calcio piazzato: Donnarumma esce male su corner e McKennie, entrato al posto di Miretti, insacca di testa. Si rifà Donnarumma pochi minuti dopo salvando su colpo di testa di Vlahovic. E vengono ancora più a galla nel corso del secondo tempo gli altrettanto arcinoti limiti del Paris Saint Germain, quelli che gli hanno impedito negli anni di trionfare a livello europeo pur avendo squadre pazzesche: egoista e sprecone in avanti e pasticcione dietro, con la Juve che al netto di cambi più difensivi di Allegri (De Sciglio per Cuadrado e Locatelli per Milik) si fa pericolosa ma non riesce a trovare un gol del pareggio che avrebbe fatto parlare di impresa, per come si era messa la partita. Finisce 2-1 con un Psg per l’ennesima volta vanesio ai limiti dell’autolesionismo e una Juve che prende consapevolezza di non essere certo favorita ma di avere le carte in regola per scrivere il proprio destino. Volendo.

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