Se avete seguito la situazione con il gas naturale, sapete che siamo messi male. Anzi, parecchio male. Così come vanno le cose questo inverno in casa ce la potremo forse cavare con maglioni, calzini di lana e cene al lume di candela. Ma a questi prezzi dell’energia l’industria italiana non ce la fa a essere competitiva. E se l’industria non produce, “l’azienda Italia” va in bancarotta e i suoi operai (noi cittadini) si ritrovano disoccupati e in bolletta. A quel punto anche la cena a lume di candela diventa difficile. Non per mancanza di candele ma per mancanza della cena.

Ma, se è vero che la situazione è difficile, vi posso anche dare tre buone notizie. La prima, forse la più importante, è che si comincia a rendersi conto che non possiamo basare l’economia del paese tutta sui combustibili fossili. Questo in primo luogo per ragioni strategiche. Siccome in Italia c’è rimasto ben poco in termini di risorse fossili li dobbiamo importare quasi completamente dall’estero e siamo sempre ricattabili dai produttori. In sostanza, se non ci liberiamo dei combustibili fossili non usciremo mai dalla crisi. Non tutti i politici l’hanno capito, ma perlomeno alcuni, sì.

E qui arriva la seconda buona notizia: le energie rinnovabili (solare e eolico) sono oggi una risorsa che può veramente sostituire i combustibili fossili. Forse per questo proprio in questi giorni (terza buona notizia) il governo si è finalmente deciso a sbloccare l’impianto eolico di Villore, la cui costruzione era stata impedita da anni di lungaggini burocratiche di ogni tipo. Sono circa 30 MW di potenza elettrica che ci faranno enormemente comodo in questi tempi bui (letteralmente!). Peccato che non sarà possibile metterlo in funzione prima del 2023.

Se fossimo stati più furbi starebbe già contribuendo da un pezzo a ridurre la nostra dipendenza dal gas russo. Purtroppo il dibattito politico sembra ancora basato su dati vecchi di decenni, quando l’energia rinnovabile era costosa e inefficiente e i combustibili fossili abbondanti e a buon mercato. Non è più così. Le nuove tecnologie rinnovabili hanno completamente ribaltato i termini del problema. Oggi, l’energia rinnovabile non è più “energia alternativa”. È l’energia di base. Sono tutte le altre che sono “alternative”.

Che cosa ha cambiato la percezione del panorama energetico? Non solo la crisi del gas. Più che altro è stato l’avanzamento tecnologico degli ultimi anni che ha portato le rinnovabili a un livello di efficienza tale da stracciare ogni concorrenza. Per rendervene conto potete esaminare un recente lavoro collettivo di 20 autori provenienti da 15 organizzazioni e nove Paesi, inclusa l’Università di Firenze, da me rappresentata. Il gruppo è stato coordinato dal professor Christian Breyer, dell’università Finlandese “Lut” (Lappeenranta-Lahti University of Technology). Ne potete leggere un riassunto in italiano a questo link. Non c’è solo questo articolo che nota la rivoluzione energetica in corso: se girate un po’ sul web potete trovare molti studi che indicano che un sistema energetico basato al 100% sulle energie rinnovabili è oggi perfettamente possibile.

Ed è proprio questo progresso tecnologico che sta sostenendo la crescita delle rinnovabili. È una crescita inarrestabile che continua nonostante guerre, crisi, sanzioni economiche e tutto il resto. Ora, attenzione. L’energia rinnovabile non è, e non potrebbe essere, una bacchetta magica che ci risolve tutti i problemi. Se è vero che il sole e il vento sono gratis, non è così per l’infrastruttura per trasformare e distribuire l’energia del sole e del vento. In aggiunta agli impianti di produzione, occorre costruire un sistema integrato di gestione dell’energia che include immagazzinamento in batterie di nuova generazione, una rete di distribuzione intelligente, e l’efficientamento generale dei consumi. Tutto questo richiede investimenti importanti ma sicuramente costa meno di una guerra. E se facciamo questi investimenti, nessuno poi ci potrà ricattare di nuovo con la minaccia di tagliarci le forniture energetiche.

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