Domenica 4 settembre interverrò al festival di Emergency intitolato La Scelta, in programma a Reggio Emilia a partire da venerdì 2. Questo evento proporrà dibattiti in tante location sparse in tutta la città per approfondire temi cari all’associazione umanitaria. Io parteciperò al panel, coordinato da Gad Lerner, che discuterà, in un incontro pubblico, un tema di grandissima attualità: “Si può immaginare una riduzione congiunta delle spese militari e usare le immense risorse liberate per affrontare i bisogni più urgenti della popolazione mondiale?”.

Si tratta di una questione che è parte del dna pacifista dei Verdi che, ricordo, hanno votato contro l’aumento delle spese militari proposto dal governo Draghi, e della quale mi sono occupata nella mia attività in seno all’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna. Nel corso dell’incontro illustrerò in particolare la risoluzione di cui sono prima firmataria – approvata dall’Assemblea legislativa – per la promozione dell’iniziativa “Dividendo per la pace”. Si tratta di un appello lanciato da scienziati e premi Nobel (tra i quali Carlo Rovelli e Giorgio Parisi) perché i governi taglino le spese militari del 2% e devolvano le somme risparmiate alla creazione di un fondo mondiale per combattere cambiamento climatico, povertà e pandemie. Una proposta che non chiede solo il taglio delle spese militari, ma indica anche come utilizzare le somme risparmiate.

Per comprendere di quanto stiamo parlando, ecco di seguito alcune cifre. Mentre la pandemia colpiva l’economia mondiale e il lavoro di milioni di persone veniva messo in discussione dalla crisi, le 100 principali industrie militari mondiali hanno visto aumentare il fatturato: nel 2020 il comparto ha registrato vendite per 531 miliardi di dollari, in crescita dell’1,3% rispetto all’anno precedente. Confermando un trend che si è consolidato nell’ultimo ventennio: dal 2000 ad oggi la spesa militare mondiale è raddoppiata e si avvicina a due trilioni di dollari l’anno.

Le migliaia di miliardi che vengono spesi in tutto il mondo in armamenti gridano vendetta di fronte alla necessità di investire risorse per contrastare il cambiamento climatico e per dare condizioni di vita dignitose a quella parte di popolazione mondiale che vive ancora in situazioni di indigenza. Parlano chiaro anche i numeri dello Stockholm international peace research institute (Sipri), l’istituto internazionale di studi sulla pace di Stoccolma che ogni anno elabora il rapporto sul commercio internazionale dei sistemi d’arma: per evitare il collasso climatico da qui al 2050 servirebbero 44 mila miliardi di dollari di investimenti, molto meno della spesa in armi prevista, sempre al 2050, che è di 58 mila miliardi di dollari. Le risorse necessarie per curare il clima e per mettere in sicurezza la nostra vita sul pianeta ci sarebbero, ma se ne spendono molte di più per distruggerlo e distruggerci. La proposta del “Dividendo per la pace” è semplice e radicale al tempo stesso: ridurre la spesa militare del 2% ogni anno per cinque anni, con l’obiettivo di creare un “dividendo” di mille miliardi di dollari al 2030 da impiegare per creare un fondo per lottare contro pandemie, cambiamento climatico e povertà.

Si tratta di temi che saranno affrontati durante tutto il festival di Emergency, storica organizzazione pacifista che è sempre stata dalla parte delle vittime civili di ogni conflitto. “Perché scegliamo la guerra come strumento di risoluzione delle controversie? Perché scegliamo di non proteggere noi e il nostro futuro?”: sono queste alcune delle domande che saranno al centro della tre-giorni di incontri e dibattiti, in cui si alterneranno giornalisti, filosofe, scrittrici, rappresentanti di Emergency e voci della contemporaneità in una analisi collettiva, a cui porterò la mia riflessione sull’importanza dei valori fondamentali dell’ecopacifismo e del disarmo e la necessità di tradurli in un progetto concreto. La diretta dell’incontro sarà visibile sui social di Emergency e anche sulla mia pagina Facebook. Qui il programma del festival La Scelta.

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