CORTINA – A sentire il commissario straordinario per le opere olimpiche, Luigi Valerio Sant’Andrea, non c’è nessun braccio di ferro con la Soprintendenza archeologica delle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Venezia, e le province di Belluno, Padova e Treviso. E neppure uno stop all’avvio dei lavori di abbattimento della vecchia pista da bobEugenio Monti”. “A settembre spiegheremo tutto – dice – non demoliremo tutto, ma consegneremo alla memoria pezzi della pista del 1956, recuperandone il valore”.

Di diverso avviso sono nella sede della Sovrintendenza, che a fine maggio ha aperto un’istruttoria per riconoscere il valore culturale dell’impianto vecchio di settant’anni. “La pista non è una Villa Palladiana, eppure rimane un simbolo della cultura e della storia dello sport. Per questo non può sparire, merita di essere salvaguardata. In ogni caso la demolizione non si può fare, in assenza di un progetto che la salvaguardi”. Un vero ultimatum, sancito da documenti, per la più controversa delle opere per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026, che costerà almeno 85 milioni di euro e comporterà l’abbattimento di più di due ettari di bosco, con lavori impegnativi, per la durata di oltre tre anni e il rischio di compromissione ambientale ai piedi delle Tofane.

Il commissario Sant’Andrea l’11 luglio ha licenziato una determina di conclusione della Conferenza preliminare dei servizi, con cui rimanda al progetto definitivo la soluzione di tutta una serie di prescrizioni che sono piovute dagli enti pubblici coinvolti, a tutela di acque, territorio, rispetto dei vincoli ambientali, cantieri e sicurezza. Ma ha dovuto deliberare “il perfezionamento del progetto di stralcio funzionale relativo allo strip-out della pista, da approvare mediante Conferenza dei servizi decisoria asincrona, anche in considerazione di quanto comunicato dalla Sovrintendenza con nota del 27 giugno 2022, che rileva il superamento del vincolo monumentale, con contestuale avvio del procedimento per la dichiarazione dell’interesse culturale”. Significa che per il momento la pista non può essere smantellata, come era nelle intenzioni di Infrastrutture Milano-Cortina 2026, di cui Sant’Andrea è amministratore delegato. Bisogna attendere una seconda Conferenza dei servizi, a settembre, che recepisca le richieste della Soprintendenza. È stato il segretariato generale veneto del ministero della Cultura ad avviare il procedimento per la dichiarazione di interesse culturale. Così il sovrintendente Fabrizio Magani ha messo nero su bianco “la documentazione e le condizioni per ottenere i necessari pareri, intese, concerti, nulla osta ai fini della tutela paesaggistica, archeologica e monumentale”.

TUTELA PAESAGGISTICA – È il primo punto. “Trattandosi di progetto di nuova costruzione di pista da bob e trattandosi di interventi che modificano pesantemente l’assetto morfologico del contesto paesaggistico tutelato – inserendo un’infrastruttura di notevoli dimensioni, tra pista da bob, piste di accesso, piste di manutenzione, nuove edificazioni e infrastrutture impiantistiche – si ritiene doveroso uno studio paesaggistico approfondito in merito ai reali impatti che la pista ha nei confronti del paesaggio”. La critica di Magani. “In termini di materiali proposti, elementi infrastrutturali e proposte progettuali, non appare sufficientemente approfondito il rapporto con il contesto e le relazioni che la nuova pista ha nei confronti del paesaggio oggetto di tutela nel vario suo sviluppo. La pista da Bob esistente, pur nel suo stato di abbandono, risulta un elemento consolidato del paesaggio oggetto di tutela, così come è percepita dalle popolazioni”.

GLI STUDI MANCANTI – La Sovrintendenza vuole analisi più approfondite, che tengano conto dell’impatto con il paesaggio, per poter approvare il progetto definitivo. Ma questo richiede tempi lunghi (almeno qualche mese) e Sant’Andrea ha ammesso nell’incontro pubblico di Cortina che “i tempi sono strettissimi”. A Infrastrutture Milano-Cortina vengono chiesti, nello specifico, cinque documenti. Innanzitutto una “Relazione paesaggistica”, che indichi i rapporti della nuova pista con l’ambiente circostante, le mitigazioni, le modifiche morfologiche (ridotte al minimo), i materiali proposti sia per la pista (colorazioni, materiali, elementi schermanti, superfici di strade e viabilità di supporto, piloni…) che per gli edifici. Poi serve uno “Studio di impatto paesaggistico adeguatamente approfondito, in relazione allo stato di fatto e non in rapporto alla soluzione proposta”. Nel “Progetto definitivo” (solo ora è stato avviato l’appalto per individuare chi lo redigerà, costo 3,6 milioni di euro, le offerte scadono il 5 settembre) devono essere indicate “adeguate sezioni sequenziali della pista”, con modifiche morfologiche, disboscamenti e movimenti terra. Servono anche uno “Studio di compensazione paesaggistica e di riqualificazione delle aree oggetto di rinverdimento”, nonché “render fotorealistici del nuovo manufatto da vari punti, scelti tra quelli di maggior visibilità e percepibilità dell’infrastruttura”, per evitare che l’opera sia impattante, come avvenuto a Cesano Torinese per le Olimpiadi 2006 (costo 100 milioni di euro, impianto inutilizzato dopo pochi anni). Va colmata anche la lacuna riguardante la copertura dell’impianto, finora non indicata, nonostante la sua incidenza sull’impatto visivo.

LA DEMOLIZIONE PUÒ ATTENDERE – Il Sovrintendente è stato chiaro: “La pista esistente risulta tutelata ope legis nelle more della verifica stessa. La prevista demolizione, ai sensi della legge 42/2004, va pertanto preventivamente autorizzata dal ministero della Cultura, ovvero dalla Commissione Regionale per il patrimonio Culturale del Veneto, con specifica istanza, pena le sanzioni amministrative e penali previste”. Se il bene sarà dichiarato di interesse culturale, il progetto definitivo dovrà contenere anche un “adeguato progetto di restauro dei restanti tratti e soluzioni progettuali per le eventuali interferenze tra vecchio e nuovo tracciato”. L’architetto Tommaso Fornasiero, delegato dal Sovrintendente, ha ribadito in Conferenza dei servizi: “Se dalle risultanze della Commissione derivasse un vincolo, è chiaro che la pista può essere modificata, ma non può essere integralmente demolita e quindi ci sono eventuali adeguamenti geografici”, compreso “il restauro delle porzioni della vecchia pista che rimangono a testimonianza del passato”.

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